Le Paralimpiadi sono alle porte e, smaltiti i successi olimpici, non vediamo l’ora di esaltarci e gioire insieme ai nostri paratleti. Per arrivare preparati, una rapida storia della scherma paralimpica e del suo percorso nelle Paralimpiadi.
Le emozioni olimpiche sono archiviate ma non è ancora tempo di abbandonare la postazione davanti alla TV perché il 28 agosto partono le paralimpiadi. Saranno 4400 gli atleti che saranno in competizione durante l’intera rassegna, che andranno avanti fino al prossimo 8 settembre. Proprio come avevamo già fatto per le Olimpiadi, quindi, abbiamo pensato di arrivare preparati raccontando la storia della scherma paralimpica e avere così un quadro della situazione in cui ci troviamo oggi.
I primi giochi paralimpici riconosciuti come tali si sono svolti a Roma nel 1960 ma le loro origini risalgono a un decennio prima, grazie all’intuizione di Ludwig Guttman, un medico ebreo tedesco naturalizzato inglese. Il dottor Guttman aveva lavorato con i veterani della Seconda Guerra Mondiale affetti da lesioni spinali e aveva sperimentato come l’attività sportiva, adeguatamente adattata, svolgesse un ruolo fondamentale nella riabilitazione dei pazienti. Nel 1948 aveva organizzato con successo una competizione sportiva apposita, ripetuta poi nel 1954 ai Giochi di Stocke Mandeville con la partecipazione di atleti di altre nazioni: erano nati, in nuce, i Giochi Paralimpici.
Nel 1960 si sarebbero svolti a Roma, subito dopo le Olimpiadi, i primi giochi paralimpici della Storia, grazie all’iniziativa dell’italiano Antonio Maglio, che all’epoca era direttore del centro paraplegici dell’Istituto Nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Successivamente, nel 1976 in Svezia, presero il via anche le Paralimpiadi Invernali.
La scherma si lega a doppio filo alle Paralimpiadi fin dalla loro nascita: si è trattato, infatti, di una delle prime discipline utilizzate dal dottor Guttman per il trattamento dei pazienti paraplegici, presente con successo già nei giochi del 1948. Come disciplina paralimpica, quindi, è presente fin dalla prima edizione di Roma 1960, anche perché in Italia era nata già nel 1953. La prima edizione dei Giochi, quella del 1960, vede schierati solo nove schermidori (sei uomini e tre donne) e tutti italiani ma già nell’edizione successiva, quella di Tokyo 1964, i paesi coinvolti salgono a sei: Italia, Francia, Gran Bretagna, Australia, Giappone e Stati Uniti.
La scherma per i giochi paralimpici è, fin dagli esordi, quella in carrozzina: suddivisa nelle tre specialità che conosciamo (Fioretto, Spada e Sciabola), utilizza apposite sedie a rotelle ancorate alla pedana ad una distanza fissa. Le regole di base delle tre discipline restano più o meno le stesse, con la differenza che non vengono svolti spostamenti sulla pedana e le gambe, nella Spada, non sono bersaglio valido. In aggiunta, gli atleti vengono suddivisi in tre categorie a seguito di valutazione di una apposita commissione medico sportiva specializzata in base alla mobilità residua: in categoria A vengono inseriti atleti con movimento del tronco pieno e un buon livello di equilibrio; in categoria B gli atleti senza movimento delle gambe, ridotta funzionalità del tronco e scarso equilibrio, in categoria C gli atleti tetraplegici. Le sole categorie A e B sono ammesse alle Paralimpiadi.
Alla vigilia di Parigi 2024, il medagliere della scherma paralimpica vede in testa proprio il paese ospitante con un totale di 145 medaglie, seguito da Cina e Italia. La delegazione italiana parteciperà a questi giochi con 10 rappresentanti e tutte le quattro squadre qualificabili (la sciabola prevede infatti le sole prove individuali).
Pur non inclusa – allo stato attuale – nei Giochi Paralimpici, tuttavia, dal 2010 viene ormai praticata con successo anche la scherma per i non vedenti. Nata in Italia per iniziativa del Maestro Giancarlo Puglisi, coinvolge atleti affetti da disabilità visive e la sola specialità della Spada, appositamente adeguata. Sempre in Italia, per iniziativa di Luigi Mazzone, viene sperimentata con successo anche la scherma per i disturbi dello spettro autistico.
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