Alla vigilia della partenza per Tunisi Stefano Cerioni lo aveva messo giù le linee guida per la prima uscita del nuovo ciclo Olimpico: fare bene a livello di risultati e ottenere risposte tanto dalla vecchia guardia quanto dalle nuove leve alla ricerca del proprio posto al sole sulla strada che da Parigi porta a Los Angeles. Chiuso nel migliore dei modi, ovvero con il successo nella prova a squadre maschile ottenuto ieri sera, un fine settimana già reso saporito dalla doppietta griffata Favaretto – Errigo nella prova individuale femminile del sabato, si può dire che entrambi gli obiettivi sono stati centrati.
I numeri sono lì a dirlo: due vittorie con tanto di doppietta, un piazzamento nei primi otto a firma di Tommaso Martini, e numeri che soprattutto nella gara femminile non sono stati più rotondi solo perché nel corso della gara il tabellone ha più volte messo in menù derby fra Azzurre. L’inevitabile o quasi rovescio della medaglia quando al tabellone principale si qualificano tutte o quasi le atlete in gara. Volendo essere fiscali stupisce il mancato podio della squadra di fioretto femminile, rimasta addirittura fuori dalle prime quattro. Fatto che se non è inedito, di certo costringe a un lungo lavoro di scavo indietro nel passato per trovare un precedente. Non va però dimenticata una doppia considerazione: da una parte l’Italia era alla sua prima uscita con una formazione perfetto specchio del mantra cerioniano di questo avvio di stagione, ovvero il mix fra due colonne portanti dei tanti trionfi recenti come Arianna Errigo e Martina Favaretto e le new entry Anna Cristino ed Elena Tangherlini. Bisogna poi riconoscere i giusti meriti a una formazione, quella ucraina, molto giovane e in continua crescita di risultati, capace poi di spingersi sino al secondo posto.
A proposito di nuove leve, da sottolineare oltre al già citato miglior risultato in carriera di Tommaso Martini, anche l’ottimo impatto di Giulio Lombardi nella prima uscita in squadra. Il ct gli ha dato piena fiducia, lanciandolo sin dal primo match contro l’Ucraina e tenendolo sempre in pedana fino alla finale contro gli Usa compresa. E il livornese ha ripagato con una prestazione molto solida, andando raramente in difficoltà e uscendo sempre e comunque in maniera ottima. In contumacia di Tommaso Marini, che dovrebbe comunque tornare a gennaio, quindi l’Italia del fioretto maschile può dormire sonni tranquilli. Perché da dietro i giovani vengono su bene mentre il gruppo dei veterani – da intendersi nel senso di esperienza e medaglie vinte anche parlando di atleti molto giovani anagraficamente -è la solita garanzia. Lo è Filippo Macchi, pur non essendo ancora al top della forma, lo è Guillaume Bianchi, spettacolare finalizzatore del lavoro di gruppo per tutta la gara ma anche uomo rimonta decisivo nell’ultima frazione contro gli Stati Uniti.
La conclusione è tutta per Arianna Errigo. A trentasei anni e una sfilza di podi che a elencarli tutti ci vorrebbe un libro e che per brevità riassumeremo nel numero 59 solo per limitarci alla Coppa del Mondo, la fuoriclasse lombarda è ripartita con la fame e l’entusiasmo di una ragazzina. Dopo Parigi si è rimessa subito a lavorare, senza progetti a lungo termine ma con l’obiettivo di fare bene ogni gara di questa stagione e poi valutare. «La mia sfida è riuscire a rimanere ad alti livelli malgrado l’età anagrafica e vedere se è ancora possibile coniugare il ruolo di atleta e quello di mamma anche ora che i figli crescono» aveva dichiarato nei giorni scorsi durante le ultime rifiniture in vista di Tunisi. Visti i risultati, diremmo che al momento la sfida è più che vinta.
Twitter: agenna85
Pianeta Scherma sui social: Instagram, Telegram, Facebook
Foto Eva Pavia/Bizzi Team