La Fie si prepara a rinnovare i suoi organi, ma già prima che si vada al voto, la strada appare chiara e definita. Alisher Usmanov, in corsa per il suo quinto mandato dopo le elezioni avvenute nel 2008, 2012, 2016 e 2021, è semplicemente troppo forte, sostenuto da oltre 100 Paesi che hanno firmato la sua candidatura: in un sistema in cui non esiste voto ponderato e ogni singola Federazione vale uno, la sua vittoria appare certa, il futuro decisamente meno scontato: Usmanov si è infatti autosospeso nel 2022 a seguito delle sanzioni internazionali che lo hanno colpito dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, a farne le veci, da allora, è il greco Emmanuel Katsiadakis. Cosa accadrà ora?
A sfidarlo è lo svedese Otto Drakenberg, che oltre al sostegno della sua federazione potrebbe incassarne una manciata di altri. La Federazione Italiana Scherma non ha firmato la candidatura di Usmanov ma ha deciso di votare per lui. Il Presidente FIS Paolo Azzi ha spiegato a Pianeta Scherma le motivazioni di questa scelta.
Usmanov si ricandida, ma forse possiamo dire che ha già vinto, no?
Non voglio mancare di rispetto al Congresso: saranno i delegati a decidere chi vincerà. Certo è che la candidatura di Usmanov, ad oggi, raccoglie un consenso molto ampio.
Quali sono le ragioni che hanno spinto la Federazione Italiana Scherma a sostenere la candidatura di Usmanov?
La Federazione Italiana Scherma non è stata tra le Federazioni che hanno firmato il sostegno alla candidatura di Usmanov. È una premessa importante e necessaria per stabilire una corretta narrazione. Lo voteremo perché non siamo interessati ad appoggiare una candidatura di pura testimonianza, né a perseguire una politica di contrapposizione, che, nella situazione data, rischierebbe di isolarci e renderci irrilevanti. Preferiamo lavorare per assicurare che l’Italia schermistica sia rappresentata all’interno della FIE in misura adeguata alla sua rilevanza, certi come siamo di poter dare un contributo importante al governo della scherma mondiale, pronti al dialogo e alla collaborazione, ma sempre con la schiena dritta e fedeli ai nostri principi. Per il nostro sport sta per aprirsi una fase molto delicata: a livello CIO, tra pochi mesi, non potremo più contare sulla presenza al vertice di un Presidente schermidore; dopo Los Angeles, l’intero assetto degli sport olimpici sarà rimesso in discussione e la scherma sarà chiamata a difendere il suo spazio dalla pressione di nuove discipline mediaticamente ed economicamente forti. Con queste prospettive, il lavoro del prossimo quadriennio sarà fondamentale.
Nei suoi anni da Vice Presidente prima e da Presidente poi, che tipo di rapporto ha avuto con Usmanov?
Da Vicepresidente ho partecipato a diversi congressi ed eventi FIE durante la presidenza di Usmanov, alcuni dei quali organizzati e ospitati in Italia. In veste di Presidente Federale e membro del Comitato Esecutivo della FIE, invece, ho avuto poche occasioni di interagire col Presidente Usmanov, perché la sua auto-sospensione dalla carica è sopravvenuta molto presto.
C’è un solo candidato d’opposizione, sostenuto solo dalla sua Federazione. Cosa significa? Pensa sia una cosa positiva?
Le cose non stanno esattamente così: per motivi di tipo procedurale, il sostegno di alcune federazioni alla candidatura del Presidente Drackemberg non è ancora stato formalizzato, ma sappiamo che esiste. In democrazia, la presenza di una candidatura alternativa e il confronto che essa comporta non sono mai un fatto negativo: resta il fatto che la candidatura svedese non sembra in grado di scalfire più di tanto l’ampio consenso internazionale di cui gode Usmanov.
Il sistema di voto prevede che ogni singola Federazione esprima un voto, senza nessun meccanismo di ponderazione. In buona sostanza, il voto di nazioni in cui la scherma è praticata da poche decine di persone che magari nemmeno fanno le gare internazionali vale quanto quello di Italia e Francia. Pensa sia giusto?
Il tema è complesso. La previsione di una qualche forma di voto ponderato potrebbe avere senso, specie se si tiene conto del contributo alla crescita del movimento offerto dalle federazioni più forti e strutturate attraverso una serie di progetti e protocolli di collaborazione, con i quali mettono la propria esperienza al servizio di Paesi schermisticamente meno sviluppati. La nostra Federazione, da molti anni, è tra le più attive in questo campo e di ciò siamo tutti molto orgogliosi. Detto questo, nell’attuale contesto politico è difficile pensare che un’eventuale proposta di questo tipo possa trovare accoglimento. Lasciando da parte il voto ponderato, sarebbe già un grosso passo avanti se, come requisito minimo per l’esercizio del diritto di voto, venisse richiesta a ciascuna federazione la partecipazione a un certo numero, anche limitato, di competizioni del calendario internazionale.
Usmanov si è autosospeso nel 2021 come risposta alle sanzioni contro la Russia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La guerra continua e l’autosospensione non risulta revocata. Cosa accadrà?
In realtà, l’autosospensione di Usmanov è avvenuta a seguito di sanzioni che lo hanno coinvolto personalmente. L’ammissibilità della sua candidatura sarà verificata dagli organismi competenti in conformità con le regole statutarie e con la legislazione svizzera, visto che la FIE ha sede a Losanna. Al momento, non ho notizie e non sono in grado di fare previsioni sull’esito di queste verifiche che spettano a chi a ciò è preposto.
Quali sono, secondo lei, gli aspetti migliori della gestione Usmanov? C’è qualcosa che invece si può migliorare? Cosa?
È indubbio che la lunga presidenza Usmanov ha permesso alla scherma internazionale di organizzare eventi agonistici e iniziative di assoluta rilevanza, ed è altrettanto certo che molte federazioni devono al suo importante impegno economico personale la possibilità di competere in campo internazionale. Però c’è tanto da fare per rendere la scherma uno sport ancor più conosciuto e seguito anche oltre il momento olimpico. A cominciare dal circuito di Coppa del Mondo, che andrebbe migliorato sia garantendo sempre un adeguato standard organizzativo delle competizioni, sia razionalizzando un calendario che oggi alterna weekend ingolfati con tappe di tutte le armi e altri “vuoti”, riducendo la visibilità delle prove, in particolare quelle di maggior tradizione e fascino, e mettendo a dura prova la capacità di gestione della FIE.
Pensa che possa crearsi col tempo una alternativa vera che possa portare a un processo elettivo realmente combattuto e dall’esito incerto?
Nulla è per sempre: il tempo di un confronto realmente combattuto tra due o più candidati arriverà certamente. Ma perché questo accada bisogna lavorare per la scherma, con i contenuti e le proposte, confrontando le esperienze, sfruttando le energie dei Paesi emergenti e soprattutto le competenze e le esperienze delle Federazioni storiche. L’Italia è decisa a fare la sua parte ed è per questo che sono ricandidato al Comex della FIE, di cui ho fatto parte negli ultimi quattro anni dando un contributo affinché si potesse lavorare in un clima di collaborazione e serenità a vantaggio dell’intero movimento e, ovviamente, del nostro Paese. Ho combattuto per la conferma in blocco di tutte le gare internazionali più importanti in Italia, e sono riuscito a ottenere un risultato che non era affatto scontato guardando il calendario FIE. Un obiettivo raggiunto perché la Federazione gode di credibilità e rispetto. Sulla scia di ciò, come FIS proporremo autorevoli professionalità per le Commissioni che saranno formate nel Congresso Elettivo, certi delle riconosciute competenze dei nostri candidati e della stima di cui godono a livello internazionale.
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Foto: Augusto Bizzi