Certezze per il presente e futuro roseo: il fioretto italiano chiude il 2024 a vele spiegate

L'analisi del fine settimana di Coppa del Mondo di fioretto

 

Chiedere di più, dalla doppia trasferta di Coppa del Mondo in Asia, per Stefano Cerioni era sinceramente impresa ardua. Il fioretto azzurro, impacchettando tutto per godersi le meritate vacanze in coda a un 2024 ricco di soddisfazioni, guarda già all’anno nuovo e al doppio impegno di inizio gennaio fra Hong Kong e Parigi. E lo fa con il serbatoio pieno di entusiasmo, certezze e con una prospettiva all’insegna dell’assoluto ottimismo per il futuro. Sensazioni che le pedane di Busan e Takasaki hanno elargito a piene mani al tecnico jesino e all’intero staff Azzurro, e non soltanto per i meri dividendi del “medagliere” dove brilla il grand slam fra prove individuali e a squadre sia al maschile che al femminile a cui si aggiungono un secondo e un terzo posto individuali. Dietro ai numeri c’è tanto altro.

A livello individuale la copertina è tutta per Elena Tangherlini e Alessio Foconi, i due vincitori delle prove individuali rispettivamente a Busan e Takasaki. Sebbene alla base ci siano motivazioni differenti, ad accomunare le due storie è l’enorme peso specifico di questi successi: Elena Tangherlini aveva già accarezzato in due occasioni il successo durante la passata stagione, dapprima a Parigi quindi ad Hong Kong, ma era sempre stata respinta alla porta del gradino più del alto podio. Al punto che, come la stessa marchigiana aveva dichiarato post gara, sembrava essere diventata una maledizione. Sfatata avendo la meglio contro un’avversaria della caratura di Eleanor Harvey, bronzo alle ultime Olimpiadi e giustiziera di Elena due settimane prima a Tunisi. Due tabù sfatati al prezzo di uno, per Tangherlini, in un podio da dividere con l’amica Anna Cristino, sempre più solida realtà del fioretto italiano e arrivata già al secondo podio in carriera in Coppa del Mondo.

Ha il sapore della rivincita invece la vittoria di Foconi a Takasaki dopo aver battuto Filippo Macchi in una finale tutta italiana. Criticato ben oltre le righe dopo Parigi, il ternano non ha mollato, si è rimesso duramente a lavorare e ha raccolto i dividendi che si sono concretizzati nel successo numero 8 in Coppa del Mondo. Surfando poi sull’onda dell’entusiasmo anche nella prova a squadre, dove è stato uno dei protagonisti assoluti della secondo vittoria di fila del quartetto dopo quella di Tunisi. L’altra nota lieta di giornata arriva da Filippo Macchi, arrivato nuovamente a un passo dal successo e ancora una volta costretto a rimandare l’appuntamento con il primo acuto in carriera. Solo una questione di tempo, come del resto ha scritto lo stesso vice campione Olimpico commentando sui propri social l’esito della prova individuale di Takasaki.

Capitolo quartetti: la squadra maschile, ancora senza Tommaso Marini che dovrebbe comunque ritornare a gennaio, si è dimostrata ancora una volta una macchina perfetta. La prova plastica della veridicità inoppugnabile della proprietà transitiva dell’addizione: puoi cambiare l’ordine degli addendi, il risultato non cambia. E se vero che rispetto a Tunisi gli interpreti non sono cambiati, Stefano Cerioni ha lanciato questa volta Filippo Macchi nel ruolo di chiusura, perfettamente supportato tanto da Foconi quanto da un Giulio Lombardi ancora una volta in saldo super positivo. Ed è proprio del livornese il parziale decisivo che lancia la rimonta in finale contro gli Stati Uniti. In attesa dell’abbondanza, dunque, il ct del fioretto può essere contento di questo scampolo di stagione in cui hai rinnovato le formazioni ottenendo risposte decisamente confortanti.

Un discorso analogo vale per la squadra delle donne. Il quinto posto dell’esordio è cosa passata e sui cui è stato ufficialmente posto il timbro di “incidente di percorso”. A Busan è suonata ben altra musica, pompata nelle casse dal mix alla nitroglicerina fra due atlete che volavano ad alti giri motore dopo la prova individuale – vedere alla voce Tangherlini e Cristino – e altre due, Errigo e Favaretto, animate dal fuoco sacro del riscatto dopo una prova individuale poco brillante. Vittoria netta e con nessun assalto mai veramente in discussione, per un sano ritorno alle care vecchie abitudini con cui il fioretto femminile ha deliziato i palati dei tifosi italiani.

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Foto Luca Pagliaricci/Bizzi Team