Un anno di scherma – Da Barcellona a Parigi, il viaggio nella storia delle spadiste Azzurre

 

Non importa quanta strada c’è da fare, amerai il finale. E a ben vedere, da Barcellona a Parigi la strada da fare non è nemmeno troppa, un migliaio di chilometri di pochissimo abbondanti. Roba che nel Mondo iperconnesso di oggi è come bere un bicchiere d’acqua. Barcellona e Parigi, Catalgona e Francia, dove tutto è cominciato e dove tutto si è chiuso in un finale che è impossibile non gustarsi all’infinito ogni volta con le lacrime agli occhi. I due poli del viaggio verso la gloria fatto da un quartetto per metà friulano e per metà siciliano capace di regalare, sotto le volte maestose del Grand Palais, la medaglia d’oro numero 50 della storia della scherma italiana alle Olimpiadi. Un’impresa gigantesca, sotto cui saranno eternamente poste le firme – in rigoroso ordine alfabetico – di Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Giulia Rizzi e Alberta Santuccio. Ci arriveremo. Prima però c’è da raccontare le varie tappe che hanno portato.

Barcellona

Quando arriva in Catalogna per la prima tappa di Coppa del Mondo del 2024, l’Italia è vicinissima a mettere in ghiaccio la qualificazione ai Giochi Olimpici di Parigi. Il doppio quinto posto ottenuto fra Legnano e Vancouver hanno solo rallentato un cammino già instradato l’estate precedente dal bronzo Europeo e, soprattutto, dall’argento iridato vinto a Milano. La tappa canadese aveva visto il rientro in quartetto di Giulia Rizzi, mentre in Catalogna la novità arriva dallo spostamento di Alberta Santuccio in chiusura di assalto, arma tattica in più da alternare a Rossella Fiamingo. I dividendi sono subito massimi: l’Italia vince la gara a squadre di Barcellona e sigilla ufficialmente il proprio visto per Parigi. Il primo scalino è fatto, ma questo non è che il primo mattoncino del castello. Il quartetto, non inedito dal momento che già questa formazione era stata schierata nel 2017, gira alla perfezione e comincia già a mandare segnali inequivocabili alla concorrenza.

Nanjing

In Cina a marzo l’Italia fa nuovamente la voce grossa. Nella prova individuale Giulia Rizzi centra il suo secondo successo in carriera portando con sé sul podio Alberta Santuccio (terza), mentre Rossella Fiamingo si ferma ai quarti di finale. La prova a squadre è poi un altro trionfo: una dopo l’altra Israele, Stati Uniti, Ungheria e Cina non possono fare altro che lasciare strada libera al quartetto italiano. La sensazione emersa già dopo Barcellona comincia sempre più a rafforzarsi e l’idea che a Parigi si possa fare qualcosa di enorme tutt’altro che una suggestione. Ma un pensiero stupendo da concretizzare pezzo dopo pezzo.

Fujairah

«Un indizio è un indizio. Due indizi sono una coincidenza. Tre indizi fanno una prova». L’indiscussa regina del giallo Agatha Christie di quella frase ne aveva fatto un mantra. A Fujairah non è arrivata la vittoria, ma le Azzurre ci sono andate vicinissime. A fare la differenza, una sola stoccata, quella che ha dato alla Corea il gradino più alto del podio di giornata dopo un tentativo clamoroso di rimonta operato da Alberta Santuccio. La stagione di Coppa del Mondo si chiude così, con tre podi consecutivi di cui due vittorie e un doppio quinto posto come peggior risultato. Parigi si staglia sempre più all’orizzonte, ma prima per il quartetto della spada femminile italiana c’è un’altra missione da compiere che si chiama Europeo.

Rossella Fiamingo, Alberta Santuccio, Mara Navarria e Giulia Rizzi posano con la medaglia d’oro appena vinta agli Europei di Basilea (Foto: Augusto Bizzi)

Basilea

L’ultima volta che l’Italia era salita sul gradino più alto del podio era stata 17 anni prima a Gent. Francesca Boscarelli, Cristina Cascioli, Bianca Del Carretto, Nathalie Moellhausen si imposero in finale contro l’Ungheria per andarsi a prendere il titolo di regine continentali. Destino ha voluto che fosse ancora la formazione ungherese a contendere la medaglia d’oro alle Azzurre sempre più affamate di vittoria. La pratica Israele archiviata con grande facilità nel debutto ai quarti di finale, quindi la tiratissima semifinale contro la Francia vinta di “corto muso” per 32-31 – a proposito di segni del destino… – e l’atto finale contro le ungheresi (rivedi qui l’assalto integralmente) che dopo un’iniziale equilibrio viene risolto dall’accelerazione decisiva delle Azzurre nell’ultima parte. Oro ipotecato, l’Italia della spada femminile adesso non può più nascondersi: al Grand Palais le donne da battere hanno nome e cognome ben precisi. Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Giulia Rizzi, Alberta Santuccio.

Parigi

L’appuntamento con la Storia è segnato con il circoletto rosso in data 30 luglio 2024. La prova individuale disputata tre giorni prima non ha dato all’Italia le soddisfazioni sperate e sognate: Alberta Santuccio, la migliore delle Azzurre, ha chiuso fra le prime otto, mentre Giulia Rizzi e Rossella Fiamingo non sono riuscite a passare il primo sbarramento. Le tre hanno voglia matta di riscattarsi, mentre Mara Navarria – riserva pronta a entrare in caso di bisogno – sogna il miglior congedo possibile dalla scherma internazionale dopo una carriera lunghissima e ricca di successi. Il ruolo di favorite principali per l’oro nella prova a squadre di spada femminile non spaventa le Azzurre. Che, paradossalmente, faticano qualcosina in più soltanto all’alba del quarto di finale contro l’Egitto: ma una volta sciolta la tensione e ingranata la marcia, non ce n’è per nessuno. La Cina, che a Tokyo aveva conteso fino all’ultimo il bronzo all’Italia, questa volta può ben poco per contrastare l’avanzata delle ragazze di Chiadò. Ipotecata la certezza di una medaglia, resta da fare l’ultimo passo: battere la Francia padrona di casa. Nel 1996 ad Atlanta erano state le transalpine a prendersi il bersaglio grosso. Questa volta, però, la Storia sarebbe stata diversa.

Foto: Eva Pavia/BizziTeam

Il match è tesissimo e super equilibrato, come del resto facilmente preventivabile vista la posta in palio. Il Grand Palais ribolle nel tifo per le padrone di casa, sognando un ritorno ai fasti di Flessel proprio nella cornice più iconica possibile. In fase di preparazione anche questo fattore era stato tenuto in debita considerazione dallo staff Azzurro, che nei ritiri pre-Olimpici aveva simulato tante volte il possibile ambiente che le Azzurre avrebbero potuto trovare in caso di sfida a Mallo e compagne. Si procede punto a punto, con la Francia che prova a scappare mettendo a un certo punto anche 4 stoccate di margine e trovando poi, dopo la rimonta dell’Italia, una stoccata pesante come un macigno a 20″ dallo scadere del cronometro dell’ultima frazione. Un tempo che a seconda della prospettiva da cui lo si guarda può essere battito di ciglia o eternità. Alberta Santuccio deve essere perfetta. Fare un passo alla volta, cominciare dapprima a rimettere in equilibrio il match senza subire un’altra stoccata che avrebbe il sapore della sentenza pressoché definitiva. Dall’altra parte Auriane Mallo deve mantenere i nervi saldi e fare tutto il possibile per evitare di rivedere i fantasmi della finale individuale, dominata per lunghi tratti e poi chiusasi invece con la festa di Kong Man Wai. Nella dimensione spazio temporale che improvvisamente sembra essersi fermata a spuntarla è l’Azzurra, che fa scacco matto in due mosse. A 13″ dal gong impatta sul 29-29. Al minuto supplementare parte e fulmina Mallo per 30-29 che vale Giochi, partita e incontro. L’oro numero 50 della scherma alle Olimpiadi è ufficialmente messo agli atti.

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Foto Augusto Bizzi