Bebe Vio: “Il mio unico GPG? Vincevo 9-1 ma ho perso 10-9, nella scherma non si deve mai mollare”

 

Ospite della Festa delle Medaglie (RIVIVI QUI L’EVENTO), dove è stata premiata assieme alle compagne di squadra e a tutti i medagliati di Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo, Bebe Vio ha raccontato un aneddoto relativo all’unico GPG a cui ha preso parte prima che la sua vita fosse totalmente sconvolta dalla malattia.

“Vuoi sapere com’è andato il mio primo e unico GPG quand’ero “tutta intera”?” ha detto Bebe sul palco allestito alla Play Hall di Riccione “Vincevo 9-1. Ho perso 10-9. Me lo ricordo ancora. Pensavo d’aver già vinto. Però lì ho capito che non si molla mai, e che un assalto non finisce prima dell’ultima stoccata.”

Il presente e il futuro di Bebe è quello di donna immagine dello sport paralimpico, di cui è icona riconosciuta a livello Mondiale. Grazie a progetti come la Bebe Vio AcademyWEmbrace Sport promuove l’integrazione fra il mondo dei normo dotati e quello dello sport per disabili. “Ora è bellissimo essere qui, e sentirmi un po’ ambasciatrice dello sport paralimpico e della famiglia della scherma” ha concluso la fuoriclasse veneta.

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Foto Bizzi

Dedicato un asteroide a Bebe Vio: “Per il suo straordinario esempio di resilienza”

 

Bebe Vio continua a far parlare di sè. In pedana, reduce dalla splendida doppietta di medaglie alle Paralimpiadi di Tokyo dopo aver rischiato seriamente la vita a causa di un batterio in aprile; ma anche fuori…dal pianeta Terra.

Alla campionessa di scherma, infatti, è stato dedicato niente meno che un asteroide. L’Unione Internazionale di Astronomia, infatti, ha ufficializzato che l’asteroide 111571, scoperto l’11 gennaio 2002 dalla Stazione di Campo Imperatore, porta adesso il nome di Bebe Vio. L’idea di dedicare un simile riconoscimento alla fuoriclasse azzurra, era venuta all’astronomo Fabrizio Bernardi e all’astrofila Maura Tombelli.

“Il suo entusiasmo e la sua gioia di vivere è uno straordinario esempio di resilienza e rinascita dopo una difficile malattia”. Questa la motivazione che correda l’attestazione dell’asteroide a Bebe Vio.

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Foto Bizzi

 

Standing ovation per Bebe Vio al Parlamento Europeo di Strasburgo

 

A Tokyo ha stupito nuovamente tutti con due medaglie che hanno tutto il sapore del miracolo. Ma per Bebe Vio i riconoscimenti non sono finiti: la fuoriclasse azzurra della scherma paralimpica, icona mondiale dello sport paralimpico, ha infatti ricevuto nell’aula del Parlamento Europeo di Strasburgo una standing ovation unanime.

A introdurre all’aula la bi-campionessa paralimpica di fioretto femminile, che a Tokyo ha vinto anche l’argento a squadre assieme ad Andreea Mogos e Loredana Trigilia, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

“Cercare le parole per descrivere l’essenza di questa sensazione non è certo facile nel presentare l’ospite d’onore che ho inviato oggi qui con noi. Ha catturato il mio cuore questa estate. La conoscerete già, ma forse non sapete che ad aprile, solo ad aprile, le avevano detto che era in pericolo di vita. Fu sottoposta a un intervento chirurgico, lottò e guarì. Appena 119 giorni dopo essere stata dimessa ha vinto l’oro paralimpico. Onorevole deputati, diamo tutti insieme il benvenuto a Bebe Vio”. Così von der Leyen ha introdotto nell’aula di Strasburgo Bebe Vio, dando il là agli applausi. Prima di chiudere con il suo intervento con il mantra di Bebe, pronuciato rigorosamente in italiano: “Se sembra impossibile, allora si può fare”.

Molto emozionata dal canto suo la campionessa azzurra, che ha così commentato: “È stato bellissimo. Volevo sotterrarmi dall’imbarazzo, infatti mi sono avvicinata a Paolo Gentiloni chiedendo aiuto. È stupendo essere qui a rappresentare i valori che mi sono stati attribuiti e il mondo italiano dello sport, dei giovani e della disabilità. Ne sono fiera”.

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Show dell’Italia, a Tokyo arriva uno storico argento nel fioretto femminile a squadre

Super gara di Mogos, Trigilia e Vio, che centrano uno storico argento nella prova a squadre di fioretto femminile alle Paralimpiadi di Tokyo. Oro alla Cina, bronzo all’Ungheria.

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