“Cara sindaca, ti scrivo”, lettera aperta di Diana Bianchedi a Virginia Raggi

 

Nei giorni in cui infuria il dibattito sulla possibilità o meno di candidare Roma a host city delle Olimpiadi del 2024, ha voluto far sentire la propria voce Diana Bianchedi. L’ex fiorettista azzurra, infatti, ricopre l’incarico di Coordinatrice del Comitato Organizzatore di Roma 2024. Impugnata carta e penne, ha scritto una lettera a cuore aperto al Sindaco di Roma Virginia Raggi, nella quale ha esortato il Primo Cittadino della Capitale non lasciare senza averci provato, a non regalare all’Italia una sconfitta della peggior specie, quella figlia di una resa preventiva e senza nemmeno essere scesi in campo.

Una richiesta da donna a donna, da mamma a mamma, pubblicata sull’edizione odierna de “La Repubblica” e che qui riprendiamo integralmente.

«Cara sindaca, sono sul volo di ritorno da Rio dove ho accompagnato in questa avventura fantastica i campioni paralimpici italiani. Anche da lì non ho potuto fare a meno di leggere le tante polemiche su Roma. Ripenso a mio padre e ai miei maestri:  «Quando arriva il giorno della gara — mi ammonivano — dovrai sapere di aver dato tutta te stessa. Solo così potrai salire in pedana con la coscienza a posto». È dura, ma è la lezione che mi accompagna da sempre, con la quale ho superato 52 esami di medicina, affrontato le sfide che mi hanno regalato gli ori olimpici e le 10 medaglie ai campionati del mondo, ma anche tutte le gare nelle quali ho perso. Eh sì, nello sport si perde molto di più di quanto non si vinca. E la differenza la fa proprio la coscienza di avere dato tutto: qui non puoi nasconderti, vince il sacrificio, la determinazione, il lavoro e nessuno, mi  creda,  rinuncia  mai  prima  del gong.

Ogni giorno, quando aspetto i miei figli all’uscita della palestra, avverto questo impegno. E ringrazio che abbiano scelto uno sport che li appassioni, perché so che nessuno, neppure  io con il mio amore, saprà mai trasmettere loro quello che solo lo sport può fare. È un potere fortissimo. Lo stesso che mi permetteva di alzare la mano per accusare le stoccate quando le subivo, e che mi imponeva di sollevare la maschera per chiedere chiarimenti all’arbitro. Oggi, Virginia, alzo la maschera e le chiedo: perché non lascia che Roma competa con le altre grandi città? Parlo di competizione non di organizzazione, perché non stiamo decidendo se ospitare i Giochi, stiamo solo scegliendo se portare ancora avanti la candidatura di un’Olimpiade che, se va bene, si svolgerà tra otto anni. Mi fa male pensare che nel 2024 Roma sia ancora in emergenza. Sono convinta invece che ci sia tutto il tempo per mettere ordine ai suoi problemi. Ed è triste dare al mondo l’immagine di una città che non ha fiducia nel futuro. Che sconfitta sarebbe consegnare ai nostri giovani una rinuncia alla crescita e ai posti di lavoro? In che mondo il bene vince per abbandono? Solo chi non fa non sbaglia mai, ma responsabilità è provare a fare, con onestà e trasparenza.

Quello che non è giusto è lasciare senza provarci; è bocciare senza esaminare; e senza neanche provare a cambiare. Ma io ho fiducia di poterlo ancora fare. Virginia, io non credo si possa diventare la prima sindaca di Roma per caso. Non si vince mai per caso. Si vince se si è forti e se si ha coraggio. E posso immaginare, e capire, la forza che la muove quando la sera torna a casa, tira fuori dal cuore un sorriso e rimbocca le coperte a suo figlio. È la stessa che ho trovato io per vincere nella scherma. E che tutti cerchiamo per accompagnare i nostri figli nel futuro, chiedendo loro di non mollare mai, di allenarsi e impegnarsi, perché se lo fai davvero, alla fine magari non vinci, ma scopri di essere cresciuto. E noi abbiamo tutti il dovere di far crescere questo Paese».

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Fotografia coni.it

 
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