Verona 2018, Campedelli: «Oggi non lo rifarei, ma magari tra due anni…»

Il presidente del Comitato organizzatore stila un bilancio sull’evento concluso. Tra tensioni, emozioni e soddisfazioni. 

 

Aspetti un evento per due anni, lavorando alacremente perché la città sia pronta, e nel giro di nove giorni quello arriva e va via. I Campionati del Mondo di scherma Cadetti e Giovani Verona 2018 si sono chiusi lunedì 9 aprile. Dei risultati sportivi abbiamo ampiamente parlato, ma i successi della manifestazione non si misurano solo in ori, argenti e bronzi. Verona 2018 è stato un Mondiale da record per atleti presenti (1360) e nazioni rappresentate (112), un evento che ha avuto una ricaduta importante sulla città. Più di 10 mila persone hanno riempito il Cattolica Center nel corso di 9 giorni, consumando 6 mila pasti nei tre ristoranti allestiti sul luogo di gara, acquistando 1.500 magliette del merchandising ufficiale, prenotando 3 mila camere d’albergo. Settemila sono stati i biglietti venduti in quella che sembrava una scommessa folle: far pagare l’ingresso per una gara di scherma. Luca Campedelli, presidente del Chievo e del Bottagisio Sport Center, appassionato di scherma, presidente del Comitato Organizzatore Verona 2018, ha passato più di una notte insonne pensando a questo Mondiale, preoccupato che tutto andasse per il meglio. Aveva deciso di fare le cose in grande a partire dai 25 mila metri quadrati del luogo di gara e non voleva toppare. In cambio ha ottenuto complimenti dalle istituzioni locali, dagli atleti anche assoluti che si sono fatti vedere al Cattolica Center (non solo i testimonial Valerio Aspromonte e Rossella Fiamingo, ma anche tante altre star della scherma italiana e internazionale), dal presidente della Fie Alisher Usmanov e dagli stranieri. E ora, mentre si riposa, è pronto a stilare un bilancio di questa avventura.

Una corsa durata due anni. Che emozione ha provato nel primo giorno di gare?
Tanta tensione e preoccupazione. Bene o male era una macchina tutta da rodare, era difficile da capire se fossimo stati all’altezza, se potevamo esserlo. Solo al nono giorno ho capito che tutti quelli che avevano partecipato avevano fatto un buon lavoro.

Quindi fino al nono giorno non si è mai rilassato?
Mi sto rilassando solo adesso a dir la verità. E questo discorso vale solo se parliamo di scherma, visto che sono anche presidente di una squadra di calcio e col Chievo il momento è un pochino più complicato. Ma se parliamo di scherma ora sono consapevole che si è fatto un ottimo lavoro.

Qual è il momento che ricorda con maggior piacere?
Personalmente il rispetto nei confronti del Comitato Organizzatore dimostrato dal presidente della Fie Alisher Usmanov con la sua visita. Non era preventivata né preventivabile e per noi è stata motivo di tanto orgoglio.

E tra le cose che ha visto in pedana?
L’ultima stoccata di Matteo Neri nella gara a squadre di sciabola maschile è stata effettivamente un qualcosa di entusiasmante.

È stato un evento importante anche per il territorio, con numeri decisamente interessanti per l’indotto locale. E forse all’inizio non tutti ci credevano.
Il problema è che i Mondiali Giovani non vengono mai apprezzati appieno, si guarda sempre ai senior, però con l’andar del tempo devo dire che hanno capito l’importanza della manifestazione e di quanto ha portato alla città. L’importante è accorgersene, anche se in ritardo.

Qual è stata la difficoltà maggiore dal punto di vista organizzativo?
Ce ne sono state tante, su tutte quella di dover avere pazienza e far convivere tutte le varie personalità presenti. Ma ora le difficoltà spariscono e resta solo un bel ricordo.

Lo rifarebbe?
No, adesso come adesso no. Magari tra qualche anno ci ripensiamo, ma ora la tensione è stata troppa, difficile da gestire in così poco tempo.

Avete collaborato anche con la Federazione. Che rapporto c’è stato?
La collaborazione ha funzionato bene. La Federazione interveniva nella maniera corretta per dare una mano e non per distruggere, per come sono abituato a intendere io il lavoro è stata una collaborazione propositiva e non distruttiva. I consigli che ci venivano dati erano tesi a migliorare la riuscita dell’evento, non erano ordini impartiti dall’alto.

Ora che si è cimentato anche da organizzatore ci può dire che differenze ci sono col mondo del calcio.
Sono due cose completamente diverse. Il mondo della scherma è un po’ più semplice dal punto di vista dei rapporti, è più facile e meno pericoloso.

E lei in quale dei due mondi si trova meglio?
In tutti e due ormai. Nel calcio ci sono da 25 anni, nella scherma meno, ma diciamo che uno è la mia vita da un sacco di tempo, l’altro lo sta diventando adesso. La frequento e la frequenterò esclusivamente da presidente di una società di scherma, nient’altro. Non è un ambiente che posso permettermi di frequentare di più rispetto a quanto lo che frequento adesso.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto Bizzi/Federscherma