Un weekend di scherma in un contesto di guerra

 

Il weekend più lungo, quello più intenso e ricco, in uno scenario surreale e drammatico. Sarà un fine settimana strano per la scherma internazionale, pieno di gare ma anche di pensieri, pervaso da un ingombrante sottofondo di tristezza e preoccupazione. Sarà il primo fine settimana di guerra, di una guerra che nessuno si aspettava potesse, nel 2022, entrare in Europa, affacciandosi alle porte dell’Ue. Di una guerra che riguarda direttamente tantissimi atleti e tantissime atlete ben noti nel circuito.

Gli ucraini, in primis, ma non solo loro. Perché quella della scherma internazionale è una grande famiglia, con tutte le dinamiche del caso: amicizie, antipatie, legami che si cementano nel corso degli anni, amori che nascono a bordo pedana, appoggiati alle ringhiere o seduti sui gradini dei palazzetti di tutto il mondo. Un ambiente fatto di persone che si finisce per incontrare più spesso dei propri amici, più spesso dei propri parenti, dandosi appuntamento una volta ogni due o tre settimane, per tre giorni a settimana, per 8 mesi l’anno.

Li conosciamo gli atleti ucraini, una di loro, la più grande di loro, la sentiamo persino un po’ italiana. E li conoscono ancora meglio i nostri atleti, che in questi giorni toccano con mano il loro dramma e questo weekend lo vivranno attraverso i volti e gli occhi dei loro colleghi. Ci viene da chiederci come si farà a dimenticarsi tutto questo una volta tirata giù la maschera, e che emozioni vivranno atleti russi e ucraini nel ritrovarsi uno davanti all’altro in pedana.

Questo weekend sarà pieno di gare internazionali: tre di Coppa del Mondo, una di queste nel cuore della Russia, in una città affacciata su quel Mar Nero che unisce e separa Russia e Ucraina, in quella Sochi che fu olimpica e che ora vivrà nell’atmosfera più antitetica possibile ai principi olimpici. Iniziano anche gli Europei Cadetti e Giovani, e qui l’effetto surreale è forse ancora più amplificato.

Perché sono la gara che dovrebbe celebrare il senso di unità europea e arrivano in un momento di contrasti; perché sono la gara delle generazioni future che si ritrovano davanti l’ennesimo spaventoso punto di domanda di un biennio infame; perché si disputeranno a Novi Sad, in Serbia, un Paese che l’orrore della guerra lo ha conosciuto non molto più di 20 anni fa.

Che faccia avranno questi ragazzi e queste ragazze? Che emozioni proveranno i fiorettisti al Cairo, le fiorettiste a Guadalajara, le spadiste a Sochi? Che spirito avremo noi, nell’osservare, tifare, raccontare e celebrare un weekend in cui speravamo di poter parlare solo di scherma? La guerra sospende la vita, costringe ad affrontare nemici che non pensavamo di avere e combattere la paura. Ma la vita lotta, si batte, prosegue. E lo sport, che è vita, la segue a ruota, pur in mezzo alle difficoltà.

Twitter: GabrieleLippi1

Pianeta Scherma sui socialInstagram, TelegramFacebook

Foto: Augusto Bizzi