Essere Maestro di scherma – Episodio 3: Fiducia e giusti consigli

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Il Maestro Giancarlo Toran racconta la sua esperienza e la sua carriera di Maestro di scherma. Terzo episodio.

 

Cosa significa essere un Maestro di scherma? Non si tratta semplicemente di allenare un atleta, prepararlo per le competizioni, renderlo ogni giorno più forte e portarlo ai massimi livelli. Si tratta, soprattutto e prima di tutto, di crescere dei giovani, mostrar loro la bellezza di uno sport meno “facile” dei giochi con la palla, scoprire le loro inclinazioni e assecondarle. L’esperienza dei grandi Maestri italiani sta lì, accanto ai bambini come a fondo pedana dei campioni. Lo spiega molto bene Giancarlo Toran, Maestro della Pro Patria et Libertate Busto Arsizio e custode della memoria storia della scherma italiana. Toran ha iniziato a pubblicare sul suo profilo Facebook una riflessione stimolata da un suo ex allievo che ha al centro proprio il suo modo di concepire il ruolo di Maestro. È uno scritto che porta con sé una testimonianza straordinaria e per questa ragione, d’accordo col Maestro Toran, abbiamo scelto di pubblicarlo anche noi a puntate sul nostro sito. Di seguito il terzo episodio.

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La fiducia

La fiducia non te la puoi prendere: te la devono dare, e te la danno se te la sei guadagnata. Inizialmente ti è data per il tuo ruolo: sei il maestro, quindi devi saperne di più. Ma se perdi la calma, non ti immedesimi nelle difficoltà, sei sarcastico perché non hai soluzioni, alzi la voce a sproposito, sbagli spesso i consigli da fondo pedana, tanto la colpa è sempre di chi non ti capisce, ti gonfi come un tacchino e fingi di essere quel che non sei, di sapere quel che non sai… il capitale iniziale si dissipa in fretta, e ricostituirlo è molto più difficile. Provo a pescare dalla memoria. Non mi è facile, e anche questo fa parte del mio modo di essere. Forse sono meno condizionato dal passato perché ci penso pochissimo, e questo mi aiuta ad essere più presente nel momento in cui serve.

Perdere la calma, dicevo. Ricordo un episodio che mi ha insegnato molto. Ero in gara, e assistevo all’assalto di un mio allievo, Antonio, uno dei primi che ho avuto, quando insegnavo alla Nedo Nadi di Salerno. Se avesse vinto quell’assalto, avrebbe preso la terza categoria di spada – allora il ranking non c’era – e sarebbe stata per me la prima volta, con un mio allievo. Ero quindi coinvolto più del solito, mentre dopo il 14 pari i doppi si susseguivano numerosi: anche la priorità e la monetina erano di là da venire. Quindi, dopo l’ennesimo doppio, con gli atleti pronti a scagliarsi di nuovo l’un contro l’altro, e io a fondo pedana carico come una molla – avrò avuto certo la febbre, in quel momento – l’arbitro dice: “Pronti?”. E io, con quanto fiato avevo in corpo: “A voi!”. Fu come se l’avesse urlato un altro, chiesi scusa, e d’improvviso mi svegliai da quella incredibile trance. Mi resi conto, una volta per tutte, che se non ero calmo e lucido io, ben poco potevo dare all’allievo. Che fortunatamente vinse lo stesso.

Ho imparato, un po’ alla volta, che l’allievo si specchia nel suo accompagnatore: se lui perde la calma, si innervosisce, questo stato d’animo si trasferisce quasi inevitabilmente anche all’atleta. Se l’arbitro sbaglia, e succede, una protesta scomposta può diventare immediatamente l’alibi per l’atleta.

Il consiglio giusto

Ci sono maestri che dicono: ti ho dato le uova, la frittata devi farla tu. In pedana ci sei tu, e non voglio renderti dipendente dai miei consigli. Un po’ giusto, e un po’ sbagliato, secondo me. La verità forse sta nel mezzo: anche questa continua ricerca del giusto mezzo, dell’equilibrio fra le varie esigenze, fa parte del mio carattere. Certo è che un consiglio dato a fondo pedana deve essere essenziale, rapido, direi anche espressivo. Quanti ne ho sentiti, di quelli proprio sbagliati, o nella migliore delle ipotesi inutili! È vero, a volte la semplice presenza, sapere che il maestro è lì che ci segue può dare qualche conforto. È come dire “Forza! Coraggio! Tieni duro!”, un sostegno morale che può dare anche l’amico, o la mamma…

A volte capita di assistere a scene un po’ comiche. Ricordo quella maestra che approfittava di ogni pausa e con fare furtivo passava da un lato all’altro della pedana, e arrivata all’altezza del suo allievo mormorava “La punta!”, o “La misura!”. Oppure quell’altro che mandò in totale confusione il suo allievo, che tirava contro il mio, urlandogli ossessivamente “Aspettalo! Non farlo attaccare!”. O quell’altro ancora, che litigava per tutto il tempo col suo allievo – mentre tirava! – e l’arbitro lasciava fare. Sarà capitato anche a me di commettere errori del genere, non ne dubito: ma gli errori degli altri sono sempre quelli più evidenti. Insegnano qualcosa. Qui mi piace raccontare invece di quelle volte che ho trovato il tasto giusto, risolvendo situazioni apparentemente senza uscita. Poi proveremo a tirarne fuori una morale.

Giancarlo Toran | Biografia

Tarantino, ma oriundo napoletano per via del padre e della moglie, nota come la Toranna, ha incontrato la scherma quando, in genere, i più la lasciano: a 19 anni, all’Università, col Maestro Vittorio Bassetti, sciabolatore. Ha praticato con buoni risultati tutte le armi, prima da dilettante (classificato in tutte e tre, e prima categoria di spada e fioretto), poi come maestro (due titoli mondiali, ad Atene, spada e sciabola, e altre medaglie, e titolo italiano in tutte e tre), infine come Master (titolo italiano e un bronzo mondiale a squadre nella spada, ma da mancino). Dopo il diploma di Maestro presso l’Accademia di scherma di Napoli, nel ’75, ha insegnato per sei anni alla Nedo Nadi di Salerno, laureandosi in Scienze Naturali dopo essersi sposato, e dal 1980 presso la Pro Patria di Busto, dove dal 2012 è anche direttore del Museo dell’Agorà della scherma. Si occupa anche dei suoi due atleti non vedenti, entrambi vincitori di titoli italiani.
Presidente dell’Aims dal 1993 al 2008, si è occupato a lungo della formazione dei Maestri, ed ha scritto le “Dispense di spada”, poi adottate come testo per gli esami. Molte sono le pubblicazioni al suo attivo, per la Treccani, per la Fis (due volumi per celebrarne il centenario), oltre a numerosi articoli tecnici. Ultimi lavori, per ora, pubblicati di recente, una biografia della Maestra Marisa Cerani, e le memorie di Giuseppe Mangiarotti.

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Foto Bizzi Team