Paolo Azzi: «Passano gli anni, ma la magia del GPG rimane unica»

Paolo Azzi

Il GPG Renzo Nostini, il Campionato Italiano Under 14 di scherma, si appresta a spegnere 60 candeline. Per festeggiare abbiamo parlato con il Presidente della Federazione Italiana Scherma Paolo Azzi, che il GPG lo ha vissuto in prima persona da bambino.

 

È il sogno di ogni bambino che pratichi la scherma ma non capita certo a tutti di vincere il GPG. Figuriamoci di vincerlo tre volte, una delle quali nella doppia arma. È capitato però a Paolo Azzi, che una volta cresciuto sarebbe diventato Presidente della Federazione Italiana Scherma, in tempo per festeggiare i primi 60 anni della manifestazione cuore e anima della scherma giovanile italiana.

Per festeggiare, abbiamo raggiunto il Presidente Azzi per una chiacchierata sull’edizione 2024 del Campionato Italiano Under 14 e per ricordare insieme le emozioni e le sensazioni che il GPG sa regalare.

Il GPG compie 60 anni. Un anniversario illustre: che effetto fa viverlo da Presidente della Federazione?

È un effetto strano perché è difficile scindere l’aspetto istituzionale dall’aspetto affettivo. Proprio ragionando su questa ricorrenza, mi sono fatto due conti e, tra le edizioni da partecipante, quelle da accompagnatore, poi da arbitro e ancora da genitore ne ho vissuti tantissimi di GPG, dai tempi dell’EUR a Roma fino a Rimini con mia figlia. Quindi si affastellano tante di quelle emozioni e tanti di quei ricordi che è veramente difficile da dire. È chiaro che, guardandola un po’ di più dalla parte istituzionale, per noi ha una valenza simbolica importante: è un po’ un tratto di identità. Il GPG partì nel 1963 da questa idea di Nostini e accompagnò il ritorno della scherma italiana ai vertici mondiali. Risultati di pregio già ce n’erano ma molto meno, ci fu l’avvento delle scuole dell’Est europeo e il GPG ha accompagnato il rinnovamento e la ripartenza della scherma, quindi per noi ha un grandissimo valore. Non a caso, quando siamo usciti dalla pandemia, abbiamo proprio voluto rifare un po’ il look e dare una solennità particolare a questa manifestazione che è un po’ la festa della scherma italiana, delle famiglie e dei genitori. Per noi è qualcosa di speciale.

È stata quindi un po’ come una crescita condivisa che Lei e la manifestazione avete percorso insieme.

Per me come per tutti gli schermidori della mia generazione. Ognuno poi ha preso la sua strada, ci sono campioni che erano già tali al GPG, gente che non ha vinto il GPG e poi magari ha vinto medaglie olimpiche, gente che ha preso altre strade però chi ha fatto scherma, anche da quelli un po’ più anziani di me in avanti, il GPG ce l’ha dentro. Nelle varie epoche magari in modo diverso però rimane un momento formativo centrale.

Scherma - GPG Renzo Nostini 2022, orari e programma

Le mille emozioni che solo una gara come il GPG può regalare. – Foto: Augusto Bizzi

Per l’edizione 2024 sono previsti festeggiamenti particolari?

Sì, daremo solennità alla manifestazione e l’iniziativa principale sarà l’uscita del libro sul Gran Premio Giovanissimi. Non era mai stato fatto un volume dedicato in modo specifico e ci siamo accorti, grazie al lavoro di Dario Cioffi e di Luca Magni, che c’era tanto materiale che rischiava di finire nel dimenticatoio e di andare disperso. Quindi ci è sembrato il modo migliore cercare di cristallizzare questa memoria collettiva della Federazione. Oltre all’uscita di questo libro, naturalmente, sono previsti dei momenti di festeggiamento durante il GPG. Tra l’altro la 60^ edizione sarebbe stata la scorsa ma, ahimè, l’unico stop ce lo ha imposto il COVID: abbiamo preferito perciò puntare sul 60° anniversario effettivo.

Da atleta lei è stato vincitore del GPG in più di un’occasione: che ricordo conserva della prima volta, quando nel 1972 ha portato a casa il titolo nel Fioretto Giovanissimi?

Un’emozione indescrivibile. All’epoca c’era un modello educativo un po’ diverso, per cui il Gran Premio Giovanissimi era l’approdo di un’intera stagione. Il carico emotivo all’inizio della gara era enorme, perché era il coronamento di una stagione. Inoltre si trattò del primo titolo italiano conquistato dalla mia società, che era stata costituita nel 1961. Trovandoci in una piccola realtà di provincia, l’emotività era alta, ci furono molti articoli sulla stampa locale. Insomma fu un’esperienza di quelle che te le ricordi per sempre: potrei raccontarne i dettagli come se l’avessi vissuta ieri, mi ha proprio segnato.
Un bellissimo ricordo, anche di tante persone: ricordo i miei genitori, che erano totalmente profani della scherma e, anzi, pensavano mi sarei stufato presto e invece sono ancora qua! Guardando indietro, è una cosa che emoziona e che poi ha avuto un ruolo principale nella mia vita perché potremmo dire che da lì è cominciato tutto. Anzi, è cominciato tutto dalla lezione classica dell’anno prima: dopo aver riportato tutte vittorie nella fase preliminare per poi essere eliminato nel primo turno. Come da copione.

Nel 1974, poi, si è concesso il bis e non solo: ha infatti vinto nel Fioretto Allievi e nella Spada Allievi, conquistando anche il record della doppia vittoria nello stesso anno. Come ricorda quell’edizione?

Lì ero già un pochino più grande e consapevole. Sapevo che potevo vincere, specialmente nel Fioretto, che era la mia arma. Quindi l’ho vissuta in maniera un pochino più “adulta”. L’emozione del 1972 è un qualcosa di irripetibile, ero proprio un bimbo. Nel ’74 ero un po’ più strutturato e a quell’età magari si tende anche a fare un po’ “i galletti” con un titolo alle spalle. Sicuramente è un’edizione che ricordo con tanta tenerezza. Tra l’altro, nella Spada, lo spareggio lo feci col Maestro Roberto Cirillo, con cui siamo rimasti amici per una vita e tuttora ricordiamo volentieri quell’occasione.

Una delle caratteristiche più belle del GPG è infatti che permette la nascita di amicizie poi restano indelebili per tutta la vita. È successo anche a lei?

Assolutamente sì! Ma anche al di là di persone come Roberto, che ora è un grande Maestro e ha continuato a vivere l’ambiente della scherma, è successo anche con persone che ho rivisto dopo decenni e che poi hanno fatto tutt’altro nella vita. Abbracci, pacche sulle spalle e quella confidenza spontanea che viene dall’essere stati bambini e aver tirato insieme. Tramite quei bei ricordi rimane un legame tra le persone.

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Amicizie che nascono, altre che si cementano. Anche e soprattutto questo è il “Renzo Nostini” – Foto: Augusto Bizzi

Come vive oggi le emozioni di prendere parte al GPG, anche se non più da atleta ma in un’altra veste?

Risposta: Sono sensazioni diverse ma, e questo vale non solo per il GPG, la riflessione che faccio quando sono vicino alle pedane è che, al di là del ruolo dirigenziale con le sue responsabilità, però alla fine c’è sempre la passione per la scherma. Quando assisto a una finale, magari vedo un bambino che piange perché ha perso, mi ci rivedo. Non vedo il fatto che siano passati gli anni: vedere i bambini che rivivono le stesse emozioni mi mette una grande allegria. Non provo tristezza per il fatto di essere ormai oltre quella fase, mi mette grande allegria vedere queste cose e anche la soddisfazione delle famiglie per questa festa e questo momento di condivisione e di comunità. Non è solo il titolo italiano o la vittoria: vince uno solo ma spero che si divertano tutti.

Che cosa ci possiamo aspettare per il futuro del GPG? Quali sono i progetti della Federazione per la manifestazione?

Sostanzialmente l’obiettivo è tenerla sempre il più possibile al passo coi tempi. Abbiamo fatto molte iniziative e continueremo a farle, vogliamo anche sfruttare questa finestra che ci offre per creare dei momenti formativi ed educativi, degli incontri. Questo vale per i giovani arbitri, per gli atleti, per le famiglie e per tutti: è un’occasione che va al di là dell’evento agonistico. Non dimentichiamo che il GPG è una palestra anche per i giovani arbitri e per tanti giovani istruttori e Maestri: è un momento di crescita per tutto il movimento e non solo per i ragazzini che vanno in pedana.
Quello che noi vogliamo è che prima di tutto sia una festa. L’importante, e credo che ci siamo riusciti con la costituzione del circuito di gare, è che non sia più la prova “di vita o di morte” di un’intera stagione ma il punto culminante di un percorso che dura tutto l’anno.

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Foto: Augusto Bizzi