A bordo pedana – Mamme e Capitani, quel racconto dello sport che perpetua gli stereotipi di genere

A bordo pedana - Mamma Arianna Errigo e Capitan Gimbo Tamberi

Pianeta Scherma ha un nuovo insider, uno sguardo dentro le gare per andare oltre ciò che mostrano gli schermi, svelando dettagli che sfuggono agli occhi dello spettatore (e talvolta anche dei cronisti). In questa puntata si parla di parità di genere nello sport e della sua (errata) narrazione.

 

Arianna Errigo sarà la portabandiera per l’Italia alla cerimonia di apertura alle prossime Olimpiadi di Parigi. La nostra campionessa sfilerà con il fenomeno del salto in alto Gimbo Tamberi, e guiderà la delegazione tricolore nella sfilata più iconica del mondo dello sport.

A dirla tutta, la “nostra” scherma ci ha abituati bene: nel 1996 ad Atlanta fu Giovanna Trillini ad essere investita di questo ruolo tanto prestigioso; nel 2012 è stato il turno della leggendaria Valentina Vezzali, per citare le sole donne. Per la seconda volta, dopo Tokyo 2020(1), l’Italia opta per il doppio portabandiera, sposando le linee guida del CIO sulla parità di genere. Scelta non condivisa da tutti, poiché percepita come l’ennesima “quota rosa” che potrebbe, secondo alcuni, svilire i risultati e i meriti delle nostre atlete. Ma, forse, il dibattito sulla parità di genere in questo caso potrebbe spostarsi da chi e come apparirà sulle sponde della Senna a come è stata data questa notizia.
“Tutto su Arianna Errigo: i successi, i figli e… la passione per il surf” (La Gazzetta)
“Il campione del salto in alto di Tokyo 2020 e la mamma regina della scherma” (Vanity Fair)
“Un “capitano perfetto” e una “mamma campionessa”” (Huffpost)

Sono moltissimi i riferimenti alla maternità di Arianna e si notano soprattutto perché, invece, non si accenna praticamente mai alla vita privata di Gianmarco. “Il campione” e “la mamma”; “il capitano perfetto” e “la mamma campionessa”. Una dicotomia che stride sia con il già citato impegno verso la parità di genere, sia con le stesse storie personali degli atleti in questione. “Tsunary” ci ha abituati a grandi imprese molto prima di essere madre e siamo sicuri che continuerà a stupirci sulle pedane di tutto il mondo a prescindere da cosa succeda nella sua vita privata. Non c’è dubbio che lei sia un’ottima scelta per l’Italia a Parigi, perché è inequivocabilmente uno dei talenti più cristallini della storia della scherma e il suo palmarès è un biglietto da visita più che sufficiente. Con il suo stile inconfondibile, deciso e combattivo, continua a farci innamorare di questo sport. Serve forse altro per fare la storia? Sicuramente, restare lontana per più di un anno dalle competizioni a causa di una gravidanza, per poi tornare e imporsi di nuovo tra le più forti del mondo come se niente fosse successo, non è affatto scontato ma, anzi, un’impresa alla quale va data la giusta considerazione.

Lo sport è, per forza di cose, un ambiente che poco si confà alle richieste di piena inclusività della società moderna. La gravidanza e la maternità sono compiti che pesano inevitabilmente sul corpo delle atlete, che devono quindi programmare ogni momento, considerare ogni dettaglio, per riuscire a conciliare questi due mondi (la sciabolatrice francese Charlotte Lembach, che recentemente ha annunciato di essere in attesa di un figlio, ha spesso messo l’accento proprio su quest’ultimo aspetto, ndr). E, se è vero che storie come quella di Arianna dimostrano che in certi casi è possibile, non dobbiamo dimenticarci che per ogni mamma-atleta ci sono molte ex atlete che hanno deciso di dedicarsi solo alla maternità, a volte anche per difficoltà personali o mancanza di possibilità.

Tuttavia, per quanto l’essere madri e lavoratrici sia un tema estremamente importante ed attuale, non ci sembra che i riflettori mediatici accesi sulla maternità della Errigo puntassero ad arricchire il dibattito in tal senso. La sensazione è più che altro, ancora una volta, che una donna sia prima di tutto moglie e madre, poi tutto il resto. Come se non bastassero una medaglia d’oro, una d’argento e una di bronzo, solo ai Giochi Olimpici, per rappresentare la propria nazione nel momento più iconico della carriera di uno sportivo. Forse la parità di genere nello sport passerà anche attraverso un doppio portabandiera, ma sicuramente la otterremo davvero solo quando l’unico metro di giudizio di un atleta saranno i suoi risultati, la sua etica e la sua professionalità.

Carol

Pianeta Scherma sui socialInstagram, TelegramFacebook

Foto Andrea Alegni/ Bizzi Team

CLICCA QUI PER TUTTE LE PUNTATE DI “A BORDO PEDANA”