Sulle nove medaglie vinte dall’Italia, l’arma guidata da Andrea Cipressa ne ha messe in carniere cinque.
Un argento e due bronzi all’individuale, la doppietta nella gara a squadre. Il fioretto si rivela arma al top per casa Italia e fattura pesante in terra tedesca, portando in dote più della metà del bottino complessivo conquistato dalla spedizione azzurra a Lipsia.
Partiamo dagli ori a squadre: quello della reconquista per il Dream Team al femminile, l’anno scorso scippato dello scettro dalla Russia; ma anche quello della stagione perfetta, con sette vittorie in altrettante gare fra Coppa del Mondo, Europei e, per l’appunto, Mondiali. «Una cosa che non mi era mai successa in nove anni che sono in squadra» aveva detto Arianna Errigo subito dopo la gara. Una dimostrazione di potenza spaventosa, una macchina perfetta in cui si sono integrate alla perfezione le deb iridate Camilla Mancini e Alice Volpi.
Un Mondiale spettacolare quello della senese, una prima volta e non sentirla, e la beffa atroce del titolo sfumato alla priorità dopo una rimonta entusiasmante, nel giorno in cui Arianna Errigo si ferma al bronzo. Di grande caratura anche la prova della Mancini, che nella prova individuale si ferma a un passo dal podio e poi si prende il palcoscenico principale nella prova a squadre approfittando della poca ispirazione di Martina Batini, fuori fase fin dalla prova individuale. Piace, Camilla, per piglio e assenza di timore reverenziale anche nei confronti di atlete blasonate ed esperte: per maggiori ragguagli, chiedere alla Nam, nettamente battuta da Camilla nel torneo individuale.
C’è ben altro sapore, invece, nell’oro dei ragazzi: il gruppo uscito con le ossa rotte un anno fa a Rio De Janeiro (con un Alessio Foconi in più nel motore al posto di Andrea Baldini), si prende di forza il terzo titolo Mondiale in una giornata che sembra la trama di un film: perché se Francia e Stati Uniti avevano demolito gli azzurri in Brasile, a Lipsia han dovuto lasciare strada all’orgoglio e alla voglia di vincere del gruppo azzurro. Di cui vogliamo prendere ad emblema Giorgio Avola: quel 10-5 inflitto a Massialas (e il successivo 5-0 a Imboden) è la sua piccola, sportiva, vendetta nei confronti di chi l’anno prima lo aveva beffato con una rimonta incredibile, togliendoli sul più bello la possibilità di giocarsi un podio Olimpico.
Ma è anche l’Italia di Daniele Garozzo, del ragazzo tutto testa, cuore e grinta che dopo aver stappato lo champagne a Rio e vinto l’Europeo a Tbilisi, ha provato a prendersi subito il Grande Slam fermandosi solo in semifinale. L’assalto contro Race Imboden ai quarti resta un capolavoro da vedere e rivedere, la semifinale contro Toshiya Saito lascia tanto amaro in bocca ma anche la consapevolezza che, andando avanti così, la collezione di medaglie in bacheca a casa Garozzo si possa completare davvero a breve termine.
Per finire due parole su Andrea Cassarà e Alessio Foconi, il veterano e il debuttante. Una scommessa quella del bresciano, infortunatosi a Hong Kong nell’ultimo Grand Prix stagionale e rientrato in tempo di record: la sua gara è finita proprio al cospetto del compagno, agli ottavi di finale, al termine di un derby tesissimo. Dirompente l’impatto di Foconi: per lui stesso identico discorso fatto per Camilla Mancini. Andrea Cipressa può dormire sonni tranquilli: le nuove leve del fioretto azzurro hanno risposto presente.
Twitter: agenna85
Fotografia Augusto Bizzi