L’Italia della spada maschile è una corazzata fortissima (e Parigi sempre più vicina)

Spada maschile: Italia seconda nella prova a squadre di Berna

In Svizzera va in scena il rematch del Mondiale, che questa volta arride alla Francia. Italia sempre più vicina a Parigi 2024.

 

Quando Italia e Francia sono salite in pedana per giocarsi la vittoria nella tappa di Coppa del Mondo di spada maschile sulle pedane di Berna, la mente di tutti è inevitabilmente tornata allo scorso 29 luglio e a quella masterclass scritta e diretta da Gabriele Cimini, Davide Di Veroli, Andrea Santarelli e Federico Vismara che tramortì i transalpini e issò gli Azzurri sul gradino più alto del podio riportando in Italia un titolo Mondiale che mancava da trent’anni. Sulle pedane elvetiche la storia però ha avuto un finale diverso, con la Francia che si è presa la sua rivincita seppur con un peso specifico differente e l’Italia che questa volta si è dovuta “accontentare” del secondo posto. Ma nelle pieghe della prima uscita da iridati in pectore degli Azzurri, si nascondono tantissimi aspetti che rendono ancora più importante quel piazzamento.

Il primo lo mette in evidenza uno dei protagonisti: «Confermarsi non è mai facile, soprattutto tra tante squadre così compatte e determinate; soprattutto quando in palio c’è un pass per un’Olimpiade», ha scritto Andrea Santarelli affidando ai social le sensazioni del day after della prima trasferta stagionale. Per farlo, il quartetto italiano ha messo in campo i soliti ingredienti che compongono una ricetta indigesta per tutta o quasi la concorrenza. Compattezza, spirito di gruppo, capacità di reagire anche quando le cose non vanno per il verso giusto, trasformando ad esempio la delusione per una brutta gara individuale in benzina per fare bene anzi benissimo in quella a squadre. Oppure rimanendo fino all’ultimo aggrappati a un match, quello con la Francia, partito in salita (0-5 di Santarelli contro Borel in apertura) e per poco non rimesso sui binari dall’ottimo lavoro ai fianchi di Cannone operato da Vismara prima e Cimini poi.

Elementi visti e rivisti più volte nelle passate stagioni ed espressi nuovamente anche all’alba di questo viaggio che conduce al grande sogno chiamato Parigi 2024. Approcciato con una gara di grande piglio e autorevolezza, non tanto per il 45-12 contro Macao a garantire un morbido ingresso in gara, quanto per aver alzato l’asticella man mano che il livello degli avversari faceva lo stesso con il proseguo del cammino. Egitto – piegato soltanto all’ultima frazione dopo un match corso sul filo del più assoluto equilibrio per le prime otto – Ucraina e l’Ungheria dei due campioni del Mondo Siklosi e Koch hanno costituito solo l’antipasto alla portata principale rappresentato dal rematch della finale di Milano.

C’è un altro aspetto di non poco conto che i ragazzi di ct Chiadò si portano a casa da Berna: le Olimpiadi sono sempre più vicine. Manca solo la certificazione dell’aritmetica. Questioni di pochi punti, che potrebbero arrivare già a dicembre quando il circuito farà tappa a Vancouver. Una gara insidiosa, come sempre quando si parla dell’arma non convenzionale e in cui ci sarà da lottare. Ma con un’Italia così i responsabili d’arma possono dormire sonni tranquilli.

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Foto Luca Pagliaricci/Bizzi Team