Baldini: «A Rio mi farò trovare pronto»

Una stagione difficile a livello individuale, ma Andrea Baldini è pronto per le sfide olimpiche.

 

Sfogliare il ranking mondiale del fioretto maschile e trovare Andrea Baldini soltanto alla casella 48, fa davvero uno strano effetto. Due Coppe del Mondo vinte in carriera, l’oro iridato nel 2009 ad Antalya, le tante vittorie e podi in carriera: questo e molto altro si trova nel palmares del campione livornese, che da un paio di stagioni a questa parte sembra non riuscire più a esprimersi sui suoi livelli.

Perlomeno a livello individuale, perché nel quartetto di Andrea Cipressa, il Baldo è pressoché inamovibile. Da anni, ormai, è lui che mette le firme definitive sui trionfi azzurri: da Londra a Mosca, passando per Budapest 2013. E, si spera, lo stesso possa accadere a Rio, dove il quartetto azzurro si presenta coi galloni dei campioni in carica e proverà a difendere il titolo vinto in Gran Bretagna quattro anni fa. E, malgrado una stagione non molto facile alle spalle, Andrea Baldini è pronto alla sfida.

Obiettivo centrato con la squadra, ma stagione un po’ faticosa a livello individuale. Il tuo bilancio sin qui?

L’obiettivo principale era quello di qualificarci a squadre per Rio e lo abbiamo fatto con due gare di anticipo già a Bonn. La vittoria al Mondiale ci ha dato una grossa mano, ma anche nelle gare successive abbiamo fatto bene finendo quasi sempre nei quattro, e abbiamo centrato la qualificazione. Quanto a me e alla mia stagione a livello individuale, ovviamente non sono per nulla contento di come sia andata.

Ti sei dato una spiegazione di queste difficoltà?

Di motivazioni ce ne possono essere tante, mi sono fatto mille domande dandomi altrettante risposte, ma purtroppo non sono mai riuscito a trovare per tempo il correttivo giusto. Sarà che ho di recente cambiato allenatore, qualche anno che avanza e, anche, un po’ di perdita di fiducia, perché quando non ottieni più i risultati soliti diventa più difficile. Inoltre la concorrenza è di molto aumentata negli ultimi anni. Però, cercherò di farmi trovare pronto qualsiasi sia la sfida che sarò chiamato ad affrontare a Rio.

C’è un titolo Olimpico da difendere in Brasile, come la vedi?

Dover difendere un titolo non è mai una brutta cosa, ma non sarà facile. Innanzitutto perché ripetersi non è mai facile; e poi perché il numero di squadre competitive è aumentato, a partire dagli Stati Uniti. Senza dimenticare la Russia e altre squadre, indubbiamente il fioretto è l’arma al maschile con più competitività. Delle otto o nove squadre che saranno a Rio, almeno sette possono ambire al titolo, quindi sarà molto dura. Così come ovviamente lo è stato a Londra, perché nessuno ci ha regalato niente.

Da poco ti sei trasferito a Frascati, come mai questa scelta e come ti trovi?

In realtà non ci sono andato tanto spesso, perché fra il tempo che passo ad Avignone (dove si allena con Giulio Tomassini, ndr), le gare, i ritiri, di tempo per stare lì ne ho veramente poco. Però mi trovo bene, c’è un gruppo numerosissimo di compagni di nazionale che mi hanno accolto molto bene. Già negli anni passati, pur non essendo iscritto a Frascati, sono andato da loro ad allenarmi. Così come mi trovo molto bene ad Avignone, dove faccio base. Lì faccio lezione con Tomassini ma anche preparazione atletica, per la quale ogni tanto vado a Lione perché il mio preparatore è di lì.

Parlando con altri atleti di Livorno è emerso il rapporto stretto che loro hanno con la città. A te non manca la tua Livorno?

Chiaro che un livornese sarà sempre legato a Livorno, io sono sempre stato abituato a viaggiare molto grazie alla scherma e per carattere sono uno che dove metti si adatta. Per questo sto bene anche a fare esperienze in altri posti che non siano la mia città, a me poi piace tantissimo viaggiare. Comunque appena possibile a Livorno ci torno per stare a casa e in famiglia, ma almeno al momento non sento il bisogno di stare lì sette giorni su sette.

Tornando alle Olimpiadi, pensi che il tuo impegno sarà solo per la gara a squadre o qualche chance di vederti anche nell’individuale c’è?

In tutta onestà penso la prima che hai detto, solo la prova a squadre. Naturalmente se questa mia sensazione dovesse essere smentita in positivo ben venga! Per quanto riguarda la prova a squadre, è da quattro anni che vengo schierato in chiusura di ogni match, sin qui è sempre andata bene, speriamo continui.

Il tuo è un ruolo molto delicato, ci racconti cosa significa essere in chiusura di match?

Fortunatamente spesso mi capita di salire in pedana con i miei compagni che mi han lasciato un buon vantaggio, basta gestire un attimo, magari la butti un po’ in caciara (ride, ndr) e la porti a casa. Altre volte capita invece che vieni rimontato, e fai la tua figuretta… Scherzi a parte, è indubbiamente un ruolo delicato, con molta pressione ma una pressione allenabile. Ricopro quel ruolo dal 2007, sono tanti anni che lo faccio. Ci sono le volte in cui capita la battuta a vuoto, a te come ai tuoi compagni, ma questo è il mio ruolo e continua a esserlo. Mi piace molto e spero di continuare a farlo bene.

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma

 
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