La spadista delle Fiamme Oro Eleonora De Marchi si racconta nel nuovo appuntamento con Indovina chi…, la rubrica che ci presenta i bambini di ieri dietro i campioni di oggi.
È Eleonora De Marchi a rievocare con noi i suoi primi ricordi in pedana per il nuovo appuntamento di “Indovina chi…” La spadista ci ha mostrato una foto che la ritrae bambina e ci ha ricordato come ha conosciuto la scherma e perché non l’ha mai più lasciata.
Cosa puoi raccontarci di questa foto? Quando è stata scattata e che ricordi hai al riguardo?
Sicuramente ero a casa, non ricordo il momento esatto. Dall’espressione, quasi sicuramente stavo inventando un gioco da fare, molto probabilmente all’aperto e coinvolgendo anche mia sorella. Ero una bambina a cui piaceva moltissimo viaggiare con la fantasia e inventare continuamente nuovi giochi, come d’altronde, penso, tutti i bambini.
Com’è nata la tua passione per la scherma?
In realtà è nata casualmente: ho iniziato al Circolo Scherma Castelfranco Veneto quando avevo 8 anni e, dopo aver provato moltissimi sport, diciamo che quello che mi ha colpito molto era anche l’entusiasmo e la capacità di coinvolgimento che avevano i Maestri. Quindi mi sono sentita subito inclusa all’interno di un gruppo e questo mi ha fatto appassionare moltissimo, prima che allo sport, all’ambiente in sé. E poi, pian piano, ovviamente mi sono affezionata ai ragazzi e naturalmente la scherma mi piaceva molto, mi piaceva il fatto di competere con le altre persone. Questo è stato sicuramente uno stimolo in più.
Qual è il primo ricordo che hai in pedana?
In realtà è la prima gara che ho fatto, che è stata un completo disastro. Ai tempi facevo Fioretto e nei primi due assalti ho perso con un 5-0 netto. Più che il ricordo della gara, che poi mi è piaciuta anche molto ed evolvendosi è andata anche bene (ero una Prima Lama), mi ricordo che non lasciavo mai fioretto e maschera, li tenevo sempre attaccati e non li lasciavo proprio mai! Li portavo sempre in giro ovunque andassi all’interno del palazzetto.
E la gara più emozionante di quando eri bambina? Quella indimenticabile?
La gara più emozionante credo sia stata il primo titolo italiano individuale che ho vinto di Spada, quando ero Giovanissima. Perché è stata la prima volta che ho vinto un titolo vero e proprio ma è stato molto emozionante anche il fatto di riuscire a vincere il Grand Prix di Fioretto, quindi la somma delle due prove nazionali, l’anno dopo, quando ero Ragazza. La ritengo una gara indimenticabile proprio perché la mia arma principalmente era la Spada e riuscire a vincere una gara di Fioretto è stato molto emozionante per me, quindi ne porto il ricordo positivo anche adesso.
Che obiettivi ti ponevi quando hai iniziato? Immaginavi di arrivare dove sei ora?
Quando ho iniziato in realtà non avevo grossi obiettivi. Come ho detto, mi piaceva molto stare all’interno dell’ambiente quindi ci andavo molto volentieri, volevo sempre andare ad allenarmi e sicuramente non immaginavo di arrivare dove sono adesso. Ovviamente, pian piano, quando il percorso ha iniziato a delinearsi un po’ di più, quando ho iniziato a vincere anche diverse gare da piccola, non pensavo neanche troppo a lungo termine. In realtà ero molto concentrata sul presente. Ho seguito un po’ il flow e pian piano ho capito quale fosse la mia strada e ho cercato di perseguirla però sicuramente puntavo tantissimo al divertimento, cercavo sempre di divertirmi più che il risultato in sé. Era questa la mia “priorità”.
Chi era il tuo spadaccino preferito (reale o di fantasia) da bambino?
Mi sono affezionata moltissimo e mi ha ispirato tantissimo la vittoria di Matteo Tagliariol alle Olimpiadi, soprattutto perché io ero un’allieva del padre, quindi lo vedevo veramente come un eroe quando ero piccola, perché era una persona che “conoscevo” attraverso altre vie ma mi sembrava di esserci già affezionata anche se non ci avevo mai parlato.
Ho sempre ammirato molto anche Giovanna Trillini, è stata uno dei miei modelli anche quando sono cresciuta, anche se ovviamente l’arma non è la mia ma mi piaceva molto come affrontava la pedana e quindi l’ho sempre seguita con molta attenzione durante la sua carriera.
C’è mai stato un momento nella tua crescita in cui ti sei allontanata dalla scherma? Se sì, cosa ti ha spinto a tornare?
Non mi sono mai allontanata dalla scherma e non ho neanche mai voluto allontanarmi: anche se ci sono stati dei periodi più difficili di altri, la passione che ho avuto nei confronti di questo sport è sempre stata altissima e non è mai scesa, anche se ovviamente qualche periodo è stato molto più duro rispetto ad altri.
Se potessi dare un consiglio alla Eleonora bambina quale sarebbe?
Se potessi dare un consiglio alla me bambina sarebbe quello di essere curiosa continuamente, quindi di ascoltare e cercare di prendere spunto da tutte le persone incontrate perché penso che tutte possano darti qualcosa da poter conservare. Quindi di essere curiosa, di continuare a sperimentare e di divertirsi moltissimo in tutto quello che si fa, mettendoci sempre molta passione, perché alla fine è quella che permette di andare avanti.
E cosa direbbe la te stessa bambina alla te di oggi?
La me bambina alla me di oggi direbbe sicuramente di godersi il momento, di cercare di impegnarsi in qualsiasi situazione, cercando di divertirsi e di godersi ogni singolo istante. Ritengo che sia una grandissima opportunità quella che ho di vivere una vita che mi piace e di cui posso sfruttare ogni singolo momento.
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