Italia, cosa hanno detto gli Europei a squadre di Cracovia

Scherma - Europei Cracovia, il bilancio dell'Italia

Numeri record per l’Italia nella rassegna continentale. Domina il fioretto, ma l’Italia porta a medaglia sei squadre in altrettante gare. Dimostrandosi capace di emergere e lottare anche nelle difficoltà. Il bilancio azzurro agli Europei di scherma di Cracovia.

 

Ora che questi strani Europei di scherma spezzettati fra Plovdiv e Cracovia sono chiusi, per l’Italia è tempo di proiettarsi verso l’appuntamento clou dei Mondiali di Milano. Il countdown scorre inesorabile e il tempo per festeggiare i clamorosi numeri fatti registrare fra le prove individuali in Bulgaria e quelle a squadre in Polonia è poco. La rassegna iridata casalinga è appuntamento da preparare meticolosamente sia per il prestigio della competizione sia per il peso specifico sul cammino verso Parigi 2024 e l’Italia non può sbagliare. La stagione di Coppa del Mondo e la rassegna continentale hanno gettato presupposti per un Mondiale da assoluti protagonisti ma quello saranno solo le pedane del MiCo a darne conferma o smentita alla fine di questo caldo mese di luglio. Ma cosa ha raccontato la tre giorni di gare a squadre in Polonia?

Sei su sei

A rimarcarlo con un certo orgoglio è stato Andrea Santarelli commentando in zona mista la medaglia di bronzo degli spadisti: l’Italia ha portato a medaglia tutte e sei le squadre. Un record nel record, dal momento che è stata in questa rassegna l’unica Nazione a farlo. La Francia, che pure ha sbancato il medagliere di Cracovia complice un maggior numero di ori, si è dovuta accontentare di piazzarne soltanto cinque proprio “per colpa” dell’Italia della spada maschile capace di battere i transalpini nella finale con in palio il bronzo. La sfida con la storica scuola rivale ha ancora una volta, proprio come lo scorso anno ad Antalya, animato le gare alla Tauron Arena: un testa a testa totale ed esaltante, con l’Italia a prevalere nel fioretto e la Francia a fare man bassa di ori nella sciabola. A far la differenza a favore dei Blues l’oro delle spadiste con il guizzo in extremis di Auriane Mallo.

Fioretto pigliatutto

Martina Batini e Filippo Macchi in proprio a Plovdiv, doppietta con le squadre a Cracovia. Impossibile davvero fare meglio di così per Stefano Cerioni e il fioretto, autentico asso pigliatutto di questi Europei. Quello delle donne, poi, è stato un dominio completo, iniziato con lo storico poker nella prova individuale in Bulgaria e proseguito con la riconferma dell’oro vinto lo scorso anno ad  Antalya. L’ennesima dimostrazione – non che se ne sentisse il bisogno – di una squadra fortissima e dalle risorse infinite, capace di non dare importanza all’assenza di una fuoriclasse del calibro di Arianna Errigo. Riconferma anche per il quartetto maschile e il suo mix fra esperienza e gioventù: Daniele Garozzo e Alessio Foconi sono i trascinatori di un quartetto completato perfettamente da Filippo Macchi e Tommaso Marini, centellinato nel suo utilizzo da Cerioni in quanto in recupero da un infortunio alla spalla ma capace di dare il suo apporto nella finalissima contro la Francia.

Forti oltre le difficoltà

Ben oltre i numeri, c’è un altro aspetto che le gare di Cracovia hanno sottolineato: la forza e la compattezza dei gruppi per riuscire ad emergere anche nei momenti più difficili. Emblematico in tal senso è il caso degli sciabolatori: il drammatico crac di Matteo Neri durante l’assalto contro la Romania (stagione finita per il bolognese e tempi di recupero che si preannunciano molto lunghi) ai quarti di finale ha complicato ancora di più i piani di Nicola Zanotti, che già in partenza doveva fare i conti con le condizioni fisiche tutt’altro che al top dei suoi atleti. Malgrado tutto, Luca Curatoli, Michele Gallo e Luigi Samele hanno stretto i denti e fatto ancora più quadrato per andarsi a prendere una preziosissima medaglia d’argento da dedicare allo sfortunato compagno di squadra, portato idealmente sul podio con loro. Ma di esempi se ne potrebbero trovare altri: dalla rimonta pazzesca di Martina Criscio su Anna Bashta a scongiurare una sanguinosa eliminazione ai quarti di finale della gara di sciabola femminile poi chiusa con la medaglia d’argento, alla capacità delle spadiste di ritrovare il giusto mood per strappare il bronzo dopo la cocente sconfitta contro l’Ungheria in semifinale. Un discorso estensibile anche agli spadisti, anche loro peraltro reduci da una stagione in Coppa del Mondo segnata da tanti acciacchi e problemi. Assistere da vicino ai loro assalti è una vera e propria scuola di cosa significhi marciare come gruppo: per uno che tira in pedana, ce ne sono tre che senza un attimo di tregua si sgolano fra consigli e frasi di sostegno.

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Foto Augusto Bizzi

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