Secondo posto per la squadra italiana, che cede solo alla Francia in finale e mette un importante tassello sulla qualifica Olimpica. Terzo posto per l’Ungheria.
Un secondo posto per scacciare i fantasmi e mettere in banca un bel pezzetto di qualifica ai prossimi Giochi di Parigi 2024. E se il bottino di tappa se lo prende la Francia, per l’Italia della sciabola femminile arriva dal Perù un risultato dal peso specifico enorme non solo sotto l’aspetto meramente tecnico, con tanti bei punti incamerati nella lotta a strappare un posto fra le migliori 8 che si giocheranno il titolo Olimpico sulle pedane del Grand Palais, ma anche e soprattutto dal punto di vista psicologico. Le ultime due uscite avevano lasciato l’idea di una squadra che avesse smarrito la giusta rotta e complicato il cammino verso i Giochi Olimpici. A Lima serviva per forza di cose un’inversione di rotta per rimanere attaccata alla concorrenza e per non permettere ad altra squadre di farsi ancora più vicine e non intricare ancora di più i fili di un intreccio che porta in scena tanti protagonisti. Nella settimana antecedente la gara Nicola Zanotti ha lavorato tanto con il gruppo a Nwwe York preparando meticolosamente l’appuntamento. E i risultati sono arrivati.
Certo, per il ct livornese e le sue ragazze (Michela Battiston, Martina Criscio, Chiara Mormile e la rientrante Irene Vecchi) la giornata in ufficio è stata tutt’altro che rilassante. Fra un inseguimento al cardiopalma alla Cina nel primo turno, all’incrocio da brividi (con annesso carico di fantasmi fra Milano e Algeri) con l’ucraina di un’Olga Kharlan fresca di ritorno alla vittoria individuale. Stavolta però a portare a casa la posta sono le Azzurre al termine di un assalto equilibratissimo e giocato punto a punto. Di fronte alla quattro volte campionessa del Mondo Martina Criscio non trema e firma il 5-4 di parziale che vale l’accesso alla semifinale contro la Bulgaria, vinta malgrado un furioso tentativo di rimonta di Yoana Ilieva proprio ai danni della foggiana.
La finale contro la Francia (priva di Sara Balzer, che come a Tunisi non ha preso parte alla trasferta) invece è un monologo o quasi delle transalpine. Brunet e compagne premono fin da subito sull’acceleratore e scavano il solco fin dalla prima tornata senza che le Azzurre riescano a trovare le contromisure. Ma il 45-26 finale alla fine resta soltanto un dato da mandare agli annali. C’è un secondo posto da festeggiare, un argento che vale oro e raramente come in questa occasione questa frase si spoglia completamente della sua veste di cliché. Sulla rotta verso Parigi ora restano solo Atene e Sint Niklaas: c’è un lavoro da completare e affrontare le due ultime gare del cammino di qualifica Olimpica con il serbatoio delle certezze ricaricato è tutta un’altra cosa.
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Foto Luca Pagliaricci/Bizzi Team