La mia America

Intervista a Margherita Guzzi Vincenti, campionessa in carica di spada femminile negli Stati Uniti.

 

È tutta italiana la regina della spada femminile statunitense. Milanese, per la precisione: parliamo di Margherita Guzzi Vincenti, classe 1990, un passato nella nazionale italiana Under 20 – dove ha ottenuto numerosi ottimi risultati con 3 vittorie e 7 podi totali nella Coppa del Mondo di categoria- e il futuro tinto a Stelle e Strisce. Perchè per studiare e formasi come cardiologa ha scelto le università americane, alternandosi con successo fra libri e pedane di scherma. Lo scorso aprile ha vinto il campionato nazionale americano categoria assoluti, regolando in finale Courtney Hurley, bronzo olimpico a Londra 2012. Sempre negli Stati Uniti, Margherita è salita per ben quattro volte sul podio delle gare NCAA, conquistando una medaglia d’oro, un argento e due bronzi, ricevendo così ogni anno il prestigioso titolo di First Team All American. L’abbiamo interivstata per farci raccontare la sua America, ma anche i suoi sogni dentro e fuori la pedana di scherma.

Lo scorso aprile hai vinto il campionato americano di spada femminile e a breve sarai chiamata a difendere il tuo titolo: pronta?
Quella del prossimo febbraio sarà la mia seconda partecipazione alle finali del campionato americano. Le gare si terranno il prossimo febbraio a Reno, in Nevada.  Quest’anno ho potuto partecipare grazie alla Green Card che avevo ottenuto da qualche mese. Sono pronta alla sfida, ma sono anche consapevole del fatto che il campionato americano si sta facendo sempre più impegnativo. Il livello degli atleti USA, infatti,  è cresciuto anche nella spada femminile: lo dimostra il bronzo a squadre alle Olimpiadi di Londra 2012 e i podi conquistati in stagione in Coppa del Mondo (da Courtney e Kelley Hurley, ndr).

Ci spieghi brevemente attraverso quale percorso si approda alle finali nazionali negli Stati Uniti?
Il campionato americano, per la Division I, si articola in quattro tornei di qualificazione, chiamati NACs (North American Cups),  a cui va aggiunto l’atto finale. Alle varie tappe sono ammessi anche tiratori stranieri, che ottengono così una posizione nel ranking USA, mentre ill torneo conclusivo è riservato solo ad atleti statunitensi o in possesso di Green Card. Per accedere alle finali, gli schermidori devono entrare, almeno una volta nell’arco della stagione, tra i primi trentadue in una delle gare di qualificazione. Io ad esempio mi son qualificata centrando il terzo posto nella gara di Columbus lo scorso luglio.

Quali sono ora i tuoi programmi agonistici?
Tra qualche settimana sarò a Portland, nell’Oregon, per il secondo torneo NAC, quindi parteciperò poi alle finali di Reno del prossimo febbraio.

Ti dividi fra ricerca medica e scherma. Di cosa ti occupi? Come concili questi due aspetti della tua vita?
Faccio scherma da quando avevo sette anni, e ho subito imparato a portare avanti studio e sport con la stessa passione. Grazie ad una borsa di studio, ho conseguito il baccalaureato in Pre-Medicina alla Pennsylvania State University di State College, Pennsylvania, nel dicembre 2013. Attualmente vivo a St. Louis, Missouri, e lavoro in un gruppo di ricerca sulla distrofia muscolare e problemi cardiovascolari presso la Washington University School of Medicine. La scherma mi ha aiutato, e mi aiuta, a compensare e valorizzare l’impegno intellettuale. Riesco sempre a ritagliarmi alla sera del tempo per gli allenamenti che mi danno la carica anche per lo studio.

A proposito di rapporto sport/studio: è risaputo che in America lo sport è parte integrante della formazione di ogni giovane, mentre qui in Italia i due aspetti paiono essere sempre in conflitto fra di loro. Hai avuto modo di testare personalmente la differenza fra i due modelli? Ma, soprattutto, cosa impianteresti in Italia del modello americano?
In Italia, salvo qualche eccezione come i licei classici che ho frequentato a Milano e a Genova, il sistema scolastico non assegna allo sport quel fondamentale ruolo formativo che viene invece riconosciuto negli USA. Ciò che importerei dal modello universitario americano è l’equilibrata e rigorosa gestione di studio e sport, con priorità assoluta assegnata però sempre allo studio: gli atleti che fanno parte di un varsity team devono ottenere buoni risultati accademici, altrimenti vengono sospesi dalle attività sportive fintantoché non recuperano.

Da Under 20 hai fatto parte della nazionale azzurra, peraltro ottenendo molti ottimi risultati nelle prove di CdM di categoria. Ci pensi ancora alla “maglia” azzurra?
Ho sicueramente dei bei ricordi delle mie esperienze in Coppa del Mondo Under-20 con l’Italia. Ora, però, i miei progetti di vita, studio e lavoro sono qui in America, e mi sento legata a questo Paese da cui ho ricevuto già tanto.

Quali sono i sogni, dentro e fuori dalla pedana, di Margherita Guzzi Vincenti?
Una volta ottenuta la cittadinanza americana, mi piacerebbe rappresentare gli Stati Uniti nelle competizioni schermistiche internazionali. Al di fuori della pedana, intendo proseguire gli studi di medicina e specializzarmi in cardiologia.

Twitter: agenna85

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Fotografia Us Fencing

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