Dietro le quinte di “Scherma Sogni e Valori”, intervista agli autori Dario Cioffi e Luca Magni

Intervista con gli autori di "Scherma Sogni e valori" Cioffi e Magni

Un libro per ripercorrere i primi 60 anni del GPG Renzo Nostini e rivivere le emozioni e le sensazioni che lo hanno reso nel tempo il più importante appuntamento per il mondo della scherma italiana: nasce così Scherma Sogni e Valori, pubblicato da Giunti.

 

Il Gran Premio Giovanissimi di Scherma, per gli amici GPG, compie ben 60 anni e, per festeggiarlo al meglio, è nato Scherma Sogni e Valori, un corposo ed emozionante volume che ripercorre il tragitto fin qui percorso dalla manifestazione, le emozioni e le sensazioni che l’hanno resa imprescindibile appuntamento per tutto il mondo della scherma.

Per prepararci all’uscita, prevista per il 2 maggio 2024 (giusto in tempo per il GPG), abbiamo scambiato due chiacchiere con gli autori del volume: Dario Cioffi e Luca Magni ci hanno raccontato com’è stato dare vita al libro dei ricordi della scherma italiana.

Com’è nata l’idea di raccontare la storia del GPG in un libro?

Dario: L’idea è del Presidente Paolo Azzi che, facendo il bilancio nell’ultimo giorno della 59^ edizione, mi dice: “la prossima edizione è la 60^, dobbiamo fare qualcosa che sia degno di un appuntamento così importante. Sarebbe bello fare un libro”. Io rispondo: “Sì, lo facciamo!”. Quindi dal post Mondiale di Milano abbiamo iniziato a lavorarci. Tra il Mondiale di Milano e quello di Terni mi sono reso conto che il lavoro da fare, in particolare di ricerca, era estremamente vasto: proprio a Terni, durante una cena, ho coinvolto Luca Magni. Lui è stato subito entusiasta e così è iniziato a nascere lo sviluppo della costruzione del libro che poi potrete leggere dai primi di maggio.

È stato complesso ricostruire 60 anni di una manifestazione che nel tempo si è evoluta e ingrandita?

Dario: Molto complesso ed è stato possibile con due fattori fondamentali: l’esistenza della Biblioteca Digitale della Federazione Italiana Scherma, che contiene tutte o quasi le riviste Scherma, organo ufficiale fino a inizio Duemila e soprattutto la presenza di Luca, che era già di per sé una memoria storica. Non soltanto si è messo a raccontare quello che ricordava in prima persona ma è andato anche a studiare e ristudiare, ricostruendo tutto quello che poi ha ricostruito.

Luca: La cosa mi ha entusiasmato tutto, anche perché sono un amante delle statistiche e delle curiosità. Un po’ lo facevo già quando collaboravo con la rivista Scherma, un po’ ho rivissuto anche esperienze fatte in altri campi perché quando la squadra di basket di Pistoia fu promossa in serie A, nel 1987, mi proposero di scrivere la storia del basket pistoiese dagli anni Cinquanta agli anni Novanta e, in quell’occasione, ho fatto esattamente la stessa cosa. Confesso di aver avuto un po’ di paura perché, ripensando a quell’esperienza, ricordo che la parte più difficile fu proprio ricostruire i campionati di basket tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, perché c’erano pochissimi documenti. Dei Gran Premi Giovanissimi, però, soprattutto dal 1975 in poi, non solo avevo sentito parlare ma li avevo anche vissuti: è stato accattivante andare a cercare i documenti del passato ma è stato carino anche risvegliare la memoria semplicemente leggendo l’Albo d’Oro. Inoltre, al di là del confronto e la collaborazione tra noi, c’è stata anche molta partecipazione da parte degli amici del mondo della scherma: nel momento in cui avevamo un dubbio, scattava la telefonata e abbiamo riscontrato una grandissima collaborazione. È stato davvero un lavoro di squadra.

Che approccio avete deciso di dare alla narrazione?

Luca: Un approccio colloquiale: i resoconti anno per anno non sono prettamente giornalistici e statistici ma si raccontano episodi, emozioni, memorie. Vuole essere un qualcosa che stimola il ricordo e faccia rivivere le sensazioni di chi è stato bambino, o genitore, o Maestro in tutti questi anni.

Dario: La narrazione anno per anno è il punto di partenza: soltanto una persona che li ha vissuti tutti o quasi tutti poteva effettivamente approcciarli perché credo che qualsiasi libro di ricerca, messo tra le mani del più preparato degli storici o del più talentuoso degli scrittori, non poteva avere nel caso del GPG un radicamento tale quale è stato quello di Luca.
In particolare la fase iniziale del GPG, che era meno strutturato di oggi, restituisce secondo me una fotografia molto fedele dell’evoluzione della gara anno per anno in uno stile assolutamente non didascalico ma di racconto vero e proprio.
Anche nella scelta dei nomi, che sarà il motivo principale di possibile rischio perché era impossibile citare tutti. Nello stile che Luca ha scelto magari vengono citati alcuni nomi che hanno lasciato apparentemente segni meno profondi nel mondo della scherma ma che, per particolari intrecci, sono diventati importanti per il Gran Premio Giovanissimi.

Questa è la parte de “La storia in 60 tappe”. Sono 60 perché c’è anche un brevissimo contenitore, appositamente vuoto, dell’edizione del 2020, l’unico anno in cui il GPG non si è disputato e motivo per cui questa è la 60^ edizione e non è stata quella del 2023. Poi c’è un’altra parte che ci ha divertito molto e riguarda i focus, approfondimenti sui plurivincitori o sulle famiglie del Gran Premio Giovanissimi, i casi di campioni di medaglie olimpiche che il GPG non lo hanno mai vinto o un approfondimento sul mondo Master. Ce n’è un altro che, anche da ex arbitro, cito volentieri, ed è il Premio Silvia Pierucci, dedicato al mondo arbitrale. Mondo arbitrale che ritorna anche in quelli che noi chiamiamo “I racconti”, nei quali dedichiamo a singole categorie dei capitoli ad hoc: uno è sul mondo arbitrale, un altro è sulla classe magistrale, un altro è sugli staff in genere, perché il GPG è anche tecnici delle armi, direttori di torneo, organizzatori e tante altre categorie.

Il capitolo che vi è piaciuto di più scrivere o a cui siete più affezionati?

Dario: L’ultimo è il capitolo che mi ha divertito di più scrivere, quello a cui probabilmente tengo di più ed è quello sui genitori. Quando raccoglievamo le idee, dovendo raccontare un genitore del GPG, Luca ha avuto l’intuizione: mettiamoli a cena. L’idea era costruire una cena in cui ci sono genitori di epoche diverse, che raccontano come vivevano la gara con piccole sfumature legate all’epoca. Ci sono anche delle testimonianze, che abbiamo scelto in 4 figure: tre Presidenti viventi, Paolo Azzi che firma la prefazione, Giorgio Scarso e Antonio Di Blasi. Per Renzo Nostini parla invece la figlia Patrizia.

Luca: Le emozioni sono la specialità di Dario e il contenuto emozionale di questo libro è reale, dal quale viene fuori tanto sentimento. È difficile trovare un capitolo a cui si è più affezionati perché sono talmente tante le emozioni… Quando ho raccontato l’anno della mia ultima partecipazione da atleta l’ho fatto con un’emozione diversa. Sicuramente tanta emozione ha dato anche il ricordare fatti di cronaca, perché abbiamo voluto mettere anche questo: stranamente molte edizioni del GPG sono state contrappuntate da momenti anche molto particolari. Penso al terremoto del Friuli ma anche al ritrovamento di Aldo Moro, accaduto esattamente durante il Gran Premio Giovanissimi. Le emozioni sono sparse, quindi è difficile trovare un capitolo a cui si è più affezionati.

Spostandoci sul personale: il ricordo che vi è più caro? E l’emozione che portate ancora oggi nel cuore?

Luca: Il GPG comunque per me è quello di Roma: quei ricordi e quelle sensazioni, addirittura fisiche – come l’odore della metro di Roma che mi riporta alla mente il Gran Premio Giovanissimi – mi sono sempre rimasti nel cuore. Per cui, quando penso al GPG, il mio ricordo è quello. E il contraltare è che, ora, passare una settimana a Riccione è comunque un divertimento a 360°. E probabilmente questa voglia di essere a Riccione tutti gli anni è frutto di quel sentimento talmente radicato all’epoca, che non riesce ad abbandonarmi.

Dario: Ci ho pensato un po’ su e mi sento di dire: tutte le prime volte del Gran Premio Giovanissimi. La prima volta come atleta nel 1994: io non ho mai gareggiato al PalaEUR ma ho partecipato all’unica edizione che si è svolta all’Hotel Ergife, che nel 1994 era già uno dei più famosi centri congressi italiani. Peraltro, è anche la sede dell’esame da Giornalista Professionista, dove infatti sono tornato nuovamente nel 2008. È una coincidenza che mi piace moltissimo e, quando sono tornato nel 2008, ci ho pensato che nel ’94 avevo disputato proprio lì il GPG. Il Gran Premio Giovanissimi era, per me ma credo per tutti, un po’ un primo ingresso nel “mondo dei grandi”, è il primissimo impatto con quel mondo. La seconda prima volta è nel 2005, a Rimini: la mia prima volta da arbitro. Anche quella è un’emozione molto forte. E poi il 2021: la mia prima volta da addetto stampa, quella in cui per la prima volta abbiamo inventato un evento molto più in grande dei precedenti, con un allestimento da Coppa del Mondo, anche per il fatto che era la prima e unica edizione a porte chiuse.

Una delle caratteristiche più belle del GPG è infatti che permette la nascita di amicizie poi restano indelebili per tutta la vita. È successo anche a voi?

Luca: Credo che questa sia una delle caratteristiche, più che del GPG, del nostro mondo in generale. Io oggi mi trovo ad avere frequentazioni ed amicizie davvero fraterne con persone che frequentavo in pedana negli anni Settanta. Non che ci si frequenti tutti i giorni ma si crea quel rapporto per cui, quando hai una necessità, si alza il telefono e si trova l’amico schermidore con cui confrontarsi. Anni fa avevo creato una rete, nel mio campo professionale, di colleghi-amici schermidori all’interno della quale ci sentivamo per collaborazioni. Ed è tutto frutto di quello che nasce sulle pedane e molti di loro sono persone che frequentavo quando eravamo bambini.

Dario: Condivido pienamente: il GPG è la foto della scherma e la scherma ti dà esattamente quello che dice Luca. Non a caso il volume si intitola Scherma Sogni e Valori. L’ho scritto anche nella prefazione, che è la parte più personale del libro, che uno dei pregi principali che riconosciamo a questo sport è proprio quello di creare delle amicizie che poi ci si ritrova per tutta la vita e sono inevitabilmente le amicizie che risultano più antiche. Nel mio caso personale dalla scherma arriva il mio testimone di nozze, nonché alcuni dei miei più cari amici. Quando vivi insieme questa esperienza diventa come se fossi amico da sempre e per sempre. Nel 2021, finita l’edizione, avevo pubblicato un post sull’edizione appena conclusa e uno dei primi commenti che mi sono arrivati era di Andrea Baldini, mio coetaneo e vincitore di Olimpiadi e numerosissime medaglie. Io non ricordavo la coincidenza che ci fossimo incontrati al GPG, lui invece mi ha mostrato la classifica di quell’anno, che riportava entrambi i nostri nomi. Mi ha fatto sorridere il fatto che una persona con la carriera sportiva come quella di Andrea Baldini, conservi un legame così stretto con il Gran Premio Giovanissimi, che non è fatto – e questo è appunto il senso del libro – solo di vincitori ma da tutto il resto dei partecipanti, che vivono allo stesso modo un’emozione che può essere perfino più intensa per chi su quell’Albo d’Oro non c’è. Proprio perché un’esperienza, più che una gara, che significa molto di più del puro significato agonistico.

Com’è cambiato nel tempo il vostro rapporto con la manifestazione?

Luca: Non saprei dire, nel senso che io continuo a provare sempre quella grande voglia di esserci. È chiaro che prima c’era, un po’ come per tutti i bambini, la paura di non riuscire così come una grandissima aspettativa. Sicuramente ora c’è veramente la voglia di stare a guardare quello che hai vissuto. Avendolo vissuto davvero in tutti i luoghi, perché dopo essere stato atleta, ho accompagnato mio fratello, ho fatto l’arbitro – in anni in cui l’arbitro era letteralmente circondato dai genitori – , sono stato genitore accompagnatore, ora il sentimento principale è la bellezza di stare in tribuna a guardare, cogliere i particolari. Prevale la voglia di esserci.

Dario: Non ho molto da aggiungere: la voglia di vedere, scoprire e dare un contributo affinché questa manifestazione sia ancora più bella, per quanto già bellissima di per sé. Nel 2022 ricordo che a darmi la sensazione che il GPG fosse finalmente tornato, dopo l’edizione del 2021 diversa da tutte le altre, fu il fatto che il primo giorno partimmo con qualche minuto di ritardo. Nel 2021 era tutto iperorganizzato nei minimi dettagli. Con quei pochi minuti di ritardo del 2022 si vedeva invece quel piccolo disordine, quell’umanità e normalità. Quindi l’ambizione di provare a dare un contributo, che va in tutte le direzioni: nella comunicazione ma anche in generale nell’andamento della gara. Luca è stato uno dei primi a voler cominciare quel processo di spettacolarizzazione del GPG e in generale della scherma. Credo che questo sia l’unico esempio nello sport italiano in cui è stata l’attività giovanile di base a ispirare le gare della categoria Assoluti. Prima nel GPG e poi nelle gare dei big abbiamo visto un cerimoniale di spettacolarizzazione così incisivo, a cominciare dalla musica, da uno speaker bravo – oggi ne abbiamo di bravissimi, abbiamo un event manager come Alessandro Poggio, che ha dato tantissimo in termini di professionalità -. Quando siamo lì si lavora davvero come una squadra: sappiamo già che, quando si arriva nella sala del Bocciodromo, c’è da fare un lavoro tale da rendere uno spettacolo e non soltanto una gara di scherma.

Luca: Per dare l’idea dell’aspetto romantico di tutta questa vicenda, la spettacolarizzazione di cui ha parlato Dario nasce in realtà quasi per caso. Lo speakeraggio nasce nel corso dei Campionati Assoluti di Prato e assolutamente per caso. Stavo seguendo la gara e avevo da poco finito. Quando iniziano le finali, il Maestro Carlo Macchi mi si avvicina con un microfono in mano dicendomi: “Tieni, commenta”. Avevo un briciolo di esperienza, perché facevo lo speaker per le partite di basket e mi sono buttato. Arrivati al Gran Premio Giovanissimi abbiamo deciso di ripetere l’operazione: accanto alla postazione del microfono, noto che c’era anche un mangiacassette e, vedendolo, mi viene in mente che in macchina avevo una decina di musicassette. È così che è nato l’accompagnamento musicale, all’epoca anche complicato perché si trattava di cercare nella cassetta il minuto giusto e pigiare il tasto per farla partire. È nato tutto, quindi, in maniera piuttosto artigianale ma da lì abbiamo pensato di studiare e preparare il tutto.

Quale sarà adesso il percorso del libro? È previsto un momento dedicato durante il GPG di quest’anno?

Dario: Il libro arriva direttamente a Riccione per la prima giornata del GPG sarà lì disponibile per tutta la settimana. Sarà inoltre presentato il 4 maggio in una serata celebrativa dedicata ai 60 anni del Gran Premio Giovanissimi presso il Palazzo del Turismo a Riccione. Sarà una presentazione ufficiale con Margherita Granbassi in qualità di presentatrice e madrina della serata. Il libro sarà disponibile lì fisicamente e anche attraverso Amazon. Per noi è motivo di grande prestigio che abbia accettato di sposare il nostro progetto la casa editrice Giunti, che è specializzata sui ragazzi, il che fa assumere un ulteriore significato a questa collaborazione. Alla serata di presentazione sarà naturalmente presente anche il Presidente Paolo Azzi, vero padre dell’idea, e il Consiglio Federale, che ha voluto e approvato questo progetto. Spero che il nostro possa essere un po’ il libro di tutti coloro che hanno vissuto questa gara, non necessariamente da atleti, e speriamo possa anche appassionare alla scherma un pubblico di non addetti ai lavori, che magari si possa incuriosire nel leggere. Speriamo, in sostanza, che le persone che lo leggeranno possano emozionarsi quanto ci siamo emozionati noi a scriverlo.

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Foto: Alessandro Gennari/Pianeta Scherma