Non ci saranno atleti russi e bielorussi in gara nella scherma a Parigi 2024

L’ultima volta a Los Angeles nel 1984 in risposta al boicottaggio americano a Mosca. Alla base la scelta deliberata della Federazione Russa di non mandare atleti ai tornei in Lussemburgo.

 

L’ultima volta che la scherma ai Giochi Olimpici non ha visto in pedana atleti dell’allora Unione Sovietica è stato nel 1984 a Los Angeles. Quattro anni prima, in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti (seguiti da altri 64 Paesi) avevano deciso di boicottare le Olimpiadi di Mosca 1980 a seguito dell’invasione dell’Afghanistan iniziata quello stesso anno. Quarant’anni dopo la storia si ripete: a Parigi 2024 non ci sarà alcun atleta russo o bielorusso in gara sulle pedane del Grand Palais. L’ufficialità è arrivata lo scorso 19 aprile, termine ultimo per l’iscrizione ai tornei di qualificazione Olimpica scattati ieri a Differdange, in Lussemburgo.

L’ultima chance, per quegli atleti che avrebbero presentato i necessari requisiti di neutralità e non appartenenza a gruppi sportivi legati alle forze militari russe, per mettere mano a un pass per le Olimpiadi francesi. Nel corso della conferenza di presentazione della tre giorni lussemburghese, tenutasi negli scorsi giorni, il presidente della Confederazione Europea di scherma Giorgio Scarso aveva detto che nessuna spiegazione in merito alla mancata partecipazione era stata fornita e che le ragioni di questa assenza erano a lui del tutto sconosciute. E che stride ancora di più di fronte al fatto che negli ultimi tempi atleti di nazionalità russa avevano partecipato assiduamente non solo a Europei e Mondiali Giovanili (ottenendo anche medaglie) ma anche e soprattutto a tappe di Coppa del Mondo Assolute. Ma non solo: i nomi che si sono visti in pedana recentemente sono di quelli pesanti, se si pensa che ad esempio tanto i gemelli Anton e Kiril Borodachev quanto Marta Martyanova sono stati medagliati agli ultimi Giochi di Tokyo, così come Aizanat Murtazaeva vanta medaglie ai Mondiali. Impossibilitati a competere per i posti individuali durante la finestra di qualifica chiusasi ad aprile, ci si aspettava che qualcuno di questi atleti fosse al via dei tornei di Differdange. E invece niente.

Alla base di tutto, la scelta mirata della Federazione Russa di scherma. Un vero e proprio boicottaggio, già avanzato da Stanislav Podzniakov nei momenti immediatamente successivi al ban posto dalla FIE su invito del CIO e negli ultimi tempi ribadito da Ilgar Mamedov. Il presidente della Federazione, infatti, ha a più riprese affidato alla stampa pensieri di questo tipo, ribadendo in molteplici occasioni la volontà di non mandare i propri atleti ai Giochi. «Se non abbiamo mandato atleti ai tornei di qualificazione, significa che non abbiamo bisogno dei Giochi Olimpici» sono le ultime dichiarazioni in ordine di tempo fatte dal massimo dirigente schermistico al sito russo Sports.ru. Troppo divisive secondo lui le clausole imposte dal CIO: «La selezione europea prevede 6 gare nello stesso posto, ipoteticamente potresti andare lì e ottenere sei pass Olimpici, ma cosa dovresti dire agli altri 18 atleti che si sono allenati, hanno gareggiato e rappresentato la loro Nazione?».  Lo scorso 11 aprile Mamedov aveva già affermato che non avrebbe diviso la squadra di scherma fra «coloro che piacciono all’Occidente e coloro che, secondo loro, sono i “russi sbagliati”».

Ai Giochi di Tokyo 2020 la Russia aveva preso parte alle competizioni sotto la sigla di Comitato Olimpico Russo, senza inno né bandiera. Riuscì a qualificare tutte e sei le squadre chiudendo la spedizione in Giappone con un bottino di 8 medaglie di cui 3 ori, 4 argenti e un bronzo.

Twitter: agenna85

Pianeta Scherma sui socialInstagram, TelegramFacebook

Foto Alessandro Gennari/Pianeta Scherma