I Mondiali di scherma Paralimpica di Terni sono stati un successo su tutta la linea

Scherma paralimipica: l'Italia per gli Europei di Parigi

Dalle dodici medaglie dell’Italia alla grande presenza di pubblico a ogni giornata di gara. I Mondiali di scherma Paralimpica di Terni sono stati una grande festa di sport e la conferma della forza del movimento Azzurro sulla strada che porta a Parigi 2024.

 

Nel suo post social di bilancio sui Mondiali di scherma paralimpica appena andati in archivio a Terni, il capo ufficio stampa della Federazione Italiana Scherma sceglie un momento ben preciso come perfettamente rappresentativo di quello che è stata la rassegna iridata nella città umbra: “Cinque e venti d’un sabato pomeriggio” scrive Cioffi “Vio-Xiao in pedana. Il DJ del PalaTerni spara Toto Cutugno. “Buongiorno Italia, buongiorno Maria”. Mi giro e vedo un muro di gente. Sì, 2mila persone, “per i manifestanti e pure per la Questura” (si dice!). Se fosse caduto uno spillo non sarebbe finito per terra. Ripenso al muro di Milano. Il Mondiale di scherma olimpica e quello paralimpico. Tutti e due in Italia. Tutti e due così. Che bellezza!”. In quel numero, duemila, riferito alle persone che hanno presenziato alla giornata in cui Bebe Vio ha ritoccato per l’ennesima volta la sua striscia record di successi, è racchiuso più che in ogni altra cosa il succo del grande successo riscosso dalla rassegna iridata con vista sui Giochi Paralimpici. La scherma, olimpica o paralimpica senza alcuna distinzione, che rompe il muro della propria nicchia e diviene sport che finalmente può godere del successo che merita persino in un periodo in cui le vicende del clou della stagione calcistica assorbono buona parte delle attenzioni mediatiche. Alla vigilia si sognava un’altra Roma (intesa come edizione del Mondiale 2017), a conti fatti dopo la proverbiale calata del sipario, ci si trova in mano numeri decisamente migliori.

Più uno alla voce medaglie complessive, tanto per cominciare. “Altro che sorridere, il nostro medagliere sghignazza” ha affermato un entusiasta Dino Meglio, coordinatore del settore paralimpico, nelle interviste consuntive di fine Mondiale. Dodici i metalli messi a referto, di cui tre del metallo più pregiato. “Scontata” (sempre con le virgolette del caso quando si parla di sport, dove quella parola raramente ha diritto di cittadinanza anche parlando con il senno del poi) ma non meno brillante quella di Beatrice Vio, speciali quelle di Leonardo Rigo ed Emanuele Lambertini, arrivate peraltro nella giornata di apertura della rassegna. Il primo a completare il personale triplete nel fioretto Categoria C, campione del Mondo dopo essere stato padrone del Gioco sia in Italia che in Europa, il tutto sigillato da un abbraccio con il Ministro dello Sport Andrea Abodi diventata una delle immagini simbolo di questo Mondiale. Il secondo a centrare quel risultato che da tempo aveva in canna, il titolo nel fioretto maschile Categoria A, e che finalmente è diventato realtà al termine di una giornata per lui perfetta suggellata dal 15-14 sul cinese Zhong Man. E poco ci è mancato che Lambo non facesse tripletta, centrando l’argento tanto nella prova individuale di spada quanto in quella a squadre di fioretto.  A completare la contabilità, quattro argenti e cinque bronzi. Segnale inequivocabile di un movimento fortissimo. Anche perché, giova sempre ripeterlo, quello di Terni era un Mondiale cruciale per la qualifica Olimpica, a differenza di quello di Roma che capitava in apertura di un nuovo quadriennio a pochi mesi dalla fine dei Giochi di Rio 2016. Tradotto in soldoni, in Umbria erano presenti tutti i migliori e tutti tirati a lucido per un appuntamento che, in caso di risultato positivo, avrebbe significato anche una più che seria ipoteca sul pass verso Parigi.

Per dirla con le parole di Francesco Martinelli, responsabile della spada, “un super bottino difficile da pronosticare”. Vero da una parte che il ruolino di marcia tenuto in Coppa del Mondo lasciava ben sperare e faceva sognare ricchi dividendi, ma il fattori sopra elencati uniti all’inevitabile aumento di pressione da risultato, tassa da pagare per chi gioca in casa, ha reso meno facile di quel che sembra il compito della delegazione azzurra e dei suoi campioni. I quali hanno tutti risposto presente all’appello: da Rossana Pasquino – doppio bronzo fra spada e sciabola B – a Edoardo Giordan, che torna a casa con il bronzo individuale e l’argento a squadre in collaborazione con Matteo Dei Rossi e Gianmarco Paolucci in entrambi i casi nella sciabola. E ancora, Matteo Betti, William Russo e le squadre di fioretto, argento sia al femminile (Alessia Biagini, Andreea Mogos, Loredana Trigilia, Beatrice Vio) sia al maschile con i già citati Betti e Lambertini assieme a Marco Cima e Gianmarco Paolucci. Di fronte a loro, una concorrenza internazionale di altissimo livello pronta a fare da guastafeste e dove hanno brillato tutte o quasi le stelle più attese: dai formidabili cinesi, al britannico Piers Gilliver, nuovamente re assoluto della spada maschile categoria A.

Un bilancio che ovviamente non poteva che lasciare entusiasti i vertici Federali, sia sotto l’aspetto organizzativo e di risposta del pubblico, quanto ovviamente sotto quello agonistico. La sfida verso Parigi 2024 è stata lanciata e tanto Milano quanto Terni hanno detto forte e chiaro che l’Italia è pronta non solo a coglierla ma ha tutte le intenzioni di fare il pieno fra Olimpiadi e Paralimpiadi.

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Foto Augusto Bizzi

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