Spada femminile: il riepilogo del fine settimana di Barcellona

I temi e gli approfondimenti del fine settimana di spada femminile a Barcellona. 

 

Il week-end di Coppa del Mondo appena andato in archivio non ha visto solo l’impegno dei fiorettisti sulle pedane di Parigi, ma anche quello delle spadiste a Barcellona. Anche per loro si è trattato della boa di metà stagione per quanto riguarda la Coppa del Mondo, con altre quattro prove previste in calendario prima dei singoli Campionati Continentali e, soprattutto, dei Mondiali di Lipsia a luglio. Ecco cosa ci ha raccontato la due giorni catalana.

Aria pura per Alberta – La migliore delle azzurre è stata Alberta Santuccio, che si è fermata ai quarti di finale battuta di Irina Embrich. Per la siciliana un ritorno fra le prime otto di un competizione internazionale dopo tanto tempo dall’ultima volta, datata addirittura marzo 2014. Si gareggiava sempre a Barcellona e quella volta Albera si spinse fino al gradino più basso del podio ad appena diciannove anni e alla sua seconda gara di Coppa del Mondo Assoluta. «Questa gara è una boccata d’aria pura quando cominciavo a non respirare più» ha commentato la stessa Santuccio ai nostri microfoni al termine della gara di sabato. Come darle torto, nella speranza che possa essere un punto di partenza per altre belle prestazioni.

Maledetto tabellone delle 32 – Quattro gare, quattro eliminazioni nel tabellone delle 32, che le costano anche un salto indietro nel ranking. Per Mara Navarria non è decisamente un periodo fortunato questo, ma la spadista friulana preferisce farsi una risata (amara) e guardare il lato positivo. Perché alle spalle c’è una nuova sfida, il trasferimento da Roma a Rapallo e il lavoro con il Maestro Cirillo da assimilare e mettere a punto. Con il passare delle gare la spadista friulana avverte sensazione di volta in volta migliori – come lei stessa ci ha testimoniato direttamente dalla Catalogna – e siamo sicuri che quanto prima torneremo ad ammirare la vera Mara Navarria.

Mancine al potere – Cosa accomuna Yiwen Sun, Irina Embrich, Emese Szasz e Melissa Goram? Certamente l’essere salite – in stretto ordine di piazzamento – sul podio nella prova individuale di Barcellona. Ma anche l’essere tutte e quattro mancine. Una scena molto simile quindi al podio olimpico non solo perchè erano presenti due delle tre interpreti, ma perché anche la terza medagliata olimpica in Brasile ovvero la nostra Rossella Fiamingo impugna a sinistra la spada. In Catalogna, complessivamente cinque delle prime otto erano mancine, con la tedesca Beate Christmann ad aggiungersi all’elenco.

Rientro con podio – Dopo il trionfo di Rio si è presa tutto il tempo per staccar e godersi il suo sogno diventato realtà, trovando modo anche di convolare a nozze. A Barcellona Emese Szasz è rientrata e si è dimostrata subito in grande forma, fermandosi al terzo posto, battuta solo da Irina Embrich. E se le altre due Regine di Rio – Inna Deriglazova e Yana Egorian- hanno già potuto festeggiare le prime vittorie in Coppa da campionesse Olimpiche, l’ungherese deve rimandare l’appuntamento. Ma nel frattempo si intasca il podio e si riprende la casella numero due del ranking.

Piccoli segnali – Dalla prova a squadre arriva ancora un piazzamento lontano dal podio, ma la prova offerta dal quartetto azzurro ha lasciato qualche segnale positivo. Il travolgente successo contro gli Usa al primo turno sono uno di questi, con le azzurre decisamente ispirate e che hanno lasciato poco se non nulla alle avversarie. Peccato per la sconfitta contro l’Estonia ai quarti, con le azzurre che ancora una volta sono finite nella rete delle baltiche, brave a impostare il match sul terreno a loro congeniale per poi creare il solco decisivo nella parte centrale dello stesso e resistere al tentativo di ritorno delle azzurre.

Jackpot cinese – Due giorni di gara, due vittorie. La cina targata Obry spadroneggia a Barcellona grazie a Yiwen Sun, che prima centra la sua seconda vittoria in carriera a livello individuale, quindi guida le compagne alla vittoria nella prova a squadre, beffando alla priorità Irina Embrich e l’Estonia. Senza nomi di spicco (Yujie Sun o Anqi Xu, per fare due esempi) la Cina scopre di avere risorse infinite. E tutte di buona qualità.

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Fotografia di Trefiletti/Bizzi per Fie