Il quartetto azzurro della sciabola femminile ha tutte le carte in regola per tentare il colpaccio a Tokyo. Per chiudere nel migliore dei modi un processo di crescita iniziato dall’amaro quarto posto di Rio e passato anche attraverso un Mondiale.
Dal quarto posto di Rio 2016 al gradino più alto del podio a Tokyo 2020? Perché no. Dalla lotteria di Tokyo, il numero vincente nella prova a squadre di sciabola femminile lo può pescare l’Italia, andando così a chiudere nel migliore dei modi un processo di crescita innescato dall’amaro quarto posto di Rio 2016 e passato attraverso la conquista di un Mondiale e da un percorso di qualificazione qualificazione a Giochi di altissimo livello, impreziosito da una vittoria e due secondi posti.
Naturalmente fra il dire e il fare c’è di mezzo la pedana e una gara che si presenta impronosticabile. Ma cosa potrebbe favorire le azzurre verso il grande sogno?
Una squadra consolidata
Dall’immediato post Rio a oggi la squadra è rimasta pressoché immutata. Martina Criscio ha fatto il suo ingresso in quartetto al posto di Ilaria Bianco e ha pian piano scalato le gerarchie fino a entrare a far parte delle rotazioni di base di Sirovich. Rossella Gregorio e Irene Vecchi sono pilastri ormai da anni. Michela Battiston, che l’ha spuntata nella corsa su Sofia Ciaraglia, l’elemento giovane ma capace di farsi trovare pronta quando chiamata in causa.
Nel corso di tutto il quadriennio (diventato poi quinquennio) di avvicinamento a Tokyo il gruppo azzurro ha mantenuto una costanza di rendimento ragguardevole, con la gemma preziosa del Mondiale vinto nel 2017 (con Loreta Gulotta in squadra) a chiosa di una stagione di dominio. Ma non solo: spesso e volentieri in gruppo le ragazze di Sirovich hanno saputo trovare quella brillantezza che magari era mancata nella prova individuale. E l’unicum stagionale di Budapest non ha fatto eccezione: all’eliminazione pressoché subitanea nella giornata di sabato, ha fatto seguito grande prova corale alla domenica con la vittoria sfumata soltanto all’ultima stoccata.
Manca una vera favorita
Se in Brasile la favorita d’obbligo rispondeva al nome di Russia, a Tokyo mancherà una squadra che possa effettivamente rivestire tale ruolo. Le campionesse Olimpiche hanno perso tre quarti della formazione che ha dominato a Rio: ritirate Ekaterina Dyachenko e Yulia Gavrilova, ferma per maternità Yana Egorian, resta in pista la sola Sofya Velikaya. La Capitana russa ha inoltre dovuto fare i conti con il Covid che le ha impedito di gareggiare a Budapest lo scorso marzo. Naturalmente guai a dare per fuori dai Giochi, visto che possono contare comunque su un campionessa del Mondo come Sofia Podzniakova e su un’atleta come Olga Nikitina che nel 2019 fu deicisiva per la conquista del Mondiale a squadre a Budapest. Squadra forte sì, ma non imbattibile.
Anche l’assenza dell’Ucraina, decisamente meno temibile della Russia ma comunque con l’arma Kharlan, è un buon aiuto alla causa azzurra. Il ricordo dell’assalto di Rio è ancora una ferita fresca nella testa delle azzurre e non avere sulla strada una fuoriclasse che se in giornata può vincere pressoché da sola la gara a squadre (ad esempio, la finale Olimpica del 2008 ma non è che uno) è solo un bene.
Attenzione alle insidie: Francia, ma non solo
Sul cammino delle italiane, ci sono comunque tante possibili insidie. A partire dalla Francia, forse la squadra più completa e più simile all’Italia nel panorama della sciabola femminile mondiale. Solidità, affiatamento di gruppo e il talento puro di Manon Brunet come plus nel telaio di base: questi gli ingredienti del quartetto transaplino. Con le quali gli incroci sono diventate una sorta di classico delle ultime stagioni, regalando sempre match incerti ed equilibrati, spesso risolti all’ultima stoccata a favore dell’una come dell’altra squadra.
Da non sottovalutare Cina, Corea e gli Stati Uniti della vecchia leonessa Mariel Zagunis. Tutta da seguire l’Ungheria, team molto giovane che ha comunque due ottime individualità come Anna Marton e Liza Pusztai. Il Giappone può essere la sorpresa, mentre la Tunisia, peraltro orfana della stella Azza Besbes, sembra condannata al ruolo di Cenerentola del gruppo. Ma la loro qualificazione ai Giochi come squadra è già Storia.
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Foto Augusto Bizzi