Fine della corsa per Race Imboden, il fiorettista statunitense ufficializza il proprio ritiro: «Ho amato lo sport ma non il sistema attorno ad esso»

Scherma - Race Imboden ufficializza il proprio ritiro dalla scherma

Il fiorettista statunitense, la cui ultima apparizione risale alle olimpiadi di Tokyo, annuncia ufficialmente l’addio alle scene con un lungo e polemico post sui social.

 

L’ultima recita come atleta nel luglio 2021, nella prova a squadre dei Giochi Olimpici di Tokyo rimandati di un anno causa pandemia. Un terzo posto conquistato assieme ai compagni di tante battaglie Gerek Meinhardt, Alexander Massialas e Nick Itkin. Poi Race Imboden sulle pedane non lo si è più visto, sebbene sia sempre stato al fianco della compagna Ysaora Thibus spesso pilotandola dalla panchina. C’era lui nelle vesti di coach quando la francese ha conquistato lo scorso anno il titolo iridato al Cairo battendo in finale Arianna Errigo. Un ritiro de facto che da oggi è diventato ufficiale, quello del “rosso” newyorchese.

Un lungo post sui propri canali social per dare i crismi notarili a quello che da un po’ in fondo si sospettava. E per spiegare per filo e per segno i motivi che lo hanno spinto ad un addio silenzioso ad uno sport che ha sempre amato pur non amando il sistema che attorno ad esso ruota. «Uscire di scena silenziosamente» ha spiegato Race nella sua farewell letter «mi sembrava l’unico modo per onorare il mio lungo viaggio in questo Sport, un atto finale di ribellione». Impegnato nel sociale, sempre pronto a metterci la faccia personalmente per far sentire la propria voce a difesa di chi è impossibilitato a farlo, come quando nel pieno della pandemia è sceso in piazza a fianco del movimento “Black Live Matters”. O quando, nel 2019, si inginocchiò durante i Giochi Panamericani in aperto contrasto con la politica di Donald Trump. «È importante parlare e farlo anche per chi non ha voce» ci aveva raccontato in un’intervista durante il quale aveva allargato il proprio orizzonte anche al discorso della condizione femminile e al supporto per quelle atlete che decidono di diventare madri.

 

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Azioni che hanno fatto di Race Imboden un personaggio decisamente anti-convenzionale, quasi un pesce fuor d’acqua in un mondo, quello della scherma, a volte troppo ingessato. Al punto che il suo porsi contro è stata quasi una sorta di lotta per la sopravvivenza. «Sin da quando ho cominciato, la mia personalità cozzava con quella che era l’immagine “classica” del Mondo della scherma» scrive ancora il plurititolato fiorettista americano «sono entrato nello sport a 8 anni e da allora ho cominciato una battaglia che ho portato avanti per tutta la carriera. Ho sempre provato a cambiare le regole del gioco. L’ho dovuto fare per sopravvivere. Vedete, ho sempre amato la scherma ma odiato il sistema e ancora lo faccio».

Per il campione americano, ora è tempo di voltare pagina e aprirsi a nuove esperienze ed avventure. Personaggio poliedrico, che ha già lavorato nella musica e nella moda. Spirito libero, ribelle delle pedane, su cui ha vinto tanto: medaglie Mondiali e Olimpiche – sebbene gli sia mancato l’oro – tappe di Coppa del Mondo. «Me ne sono andato perché non sono più disposto a lottare ancora a lungo per la scherma. La scherma per me è stata atto di ribellione e strumento di espressione. Il Race che avete conosciuto è stato un personaggio che ho creato in un Mondo che potevo solo immaginare. Il personaggio ora deve evolvere. Quel Race era differente. Era pesce fuor d’acqua nel mondo della scherma ed è stato eccitante, ma la sua storia stava cominciando a rallentare. Ho realizzato che il Race che conoscevate stava soccombendo al Mondo che per tanto tempo ha combattuto. […] Ora sono pronto per dire arrivederci».

Twitter: agenna85

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Foto Augusto Bizzi