Milano 2023, l’Italia ha risposto presente

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10 metalli, la vittoria nel medagliere, tante soddisfazioni, scommesse vinte ma anche qualche delusione: l’Italia ai Mondiali di scherma Milano 2023 ha recitato il ruolo di protagonista regalandosi una rassegna da record.

 

Calato il sipario sui Mondiali di scherma Milano 2023, nei padiglioni della vecchia fiera di Milano si lavora celermente allo smontaggio di pedane e tribune per restituire agli spazi di MiCo al prossimo evento. L’ultima giornata è stata avara di soddisfazioni per l’Italia e ha premiato invece Ungheria e Giappone, gli ultimi a far risuonare il loro inno, impedendo alla delegazione azzurra di mettere la proverbiale ciliegina sulla torta di una rassegna che sino a quel momento era stata ricca di soddisfazioni. Alla fine il bilancio parla di 10 medaglie complessive, 4 delle quali del metallo più prezioso, più altrettante d’argento e 2 di bronzo a comporre un 4-4-2 quasi calcistico.

E sebbene non sia mancata qualche ombra, l’entusiasmo che si respira in casa Italia nel day after di questa attesissima rassegna casalinga è facilmente comprensibile e condivisibile. Anche perché, se con il senno di poi alcuni risultati possono sembrare scontati, la verità sta da tutt’altra parte. Vero, le premesse c’erano tutte visti i risultati ottenuti durante la stagione di Coppa del Mondo e nell’ultimo, stranissimo Europeo divisi in due tranche. Ma è altrettanto innegabile che la pressione sulle spalle degli Azzurri, a partire dai Ct e giù a cascata fino agli atleti, era notevole: giocare in casa comporta tanti onori ma altrettanti oneri, e come se non bastasse la posta in palio oltre alle medaglie era bella spessa essendoci in ballo punti pesanti in ottica qualificazione Olimpica. Sin qui l’analisi superficiale. Ma come si è comportata l’Italia sulle pedane di Milano?

Fioretto fa rima con (quasi) perfetto

Bottino pienissimo agli Europei, bis sfiorato ai Mondiali. Il quinto posto dei ragazzi nella prova a squadre ha impedito che anche Milano si ripetesse l’en plein centrato fra Plovdiv e Cracovia. Il passaggio a vuoto nella parte finale del match contro Hong Kong, avversario fra i peggiori da incrociare come primo assalto di giornata, è capitato purtroppo nella giornata peggiore ma nulla toglie al percorso fatto sino a quel punto dal gruppo di Cerioni. Il mix fra gioventù (Filippo Macchi e Tommaso Marini) ed esperienza (Alessio Foconi e Daniele Garozzo) si è rivelato ancora una volta azzeccato, come ha dimostrato non solo la pronta reazione contro Corea e Francia dopo lo stop imposto dagli asiatici ma anche e soprattutto nella gestione del convulso finale di match proprio contro Hong Kong con i senatori azzurri bravi a riportare subito la situazione sui binari della sportività chiarendo immediatamente la situazione con gli avversari. Un quinto posto finale derubricabile quindi a semplice inciampo, cui fa da contraltare un’incredibile serie di successi: tripletta nella prova individuale femminile con potenziale poker impedito soltanto dal tabellone che ha messo sulla stessa strada Alice Volpi e Martina Batini nel match con vista sul podio, la scommessa Arianna Errigo stravinta, la conferma del titolo a squadre con il Pink Team, l‘oro di Tommaso Marini a coronare nel migliore dei modi una stagione resa difficile anche da un infortunio alla spalla che costringerà il fresco campione del Mondo a un intervento chirurgico. Un vero e proprio successo su tutta la linea: l’Italia del fioretto che doveva tornare a fare paura a tutti, ha centrato pienamente il proprio obiettivo.

Le parole di Arianna Errigo in mix zone ai Mondiali di Milano

Arianna Errigo ha festeggiato con un argento individuale e un oro a squadre il suo ritorno in gara dopo la gravidanza. Oltre che per quanto fatto in pedana, il ruolo della muggiorese è stato fondamentale nella prova a squadre per garantire a Francesca Palumbo di affrontare nelle migliori condizioni possibili la delicata manche di chiusura contro la Francia. (Foto: Alessandro Gennari)

Sciabola sotto tono con attenuanti

Quelli di Milano non sono stati certamente i Mondiali sognati da Nicola Zanotti e dai suoi atleti. La sciabola è rimasta a secco di medaglie tanto nelle prove individuali quanto in quelle a squadre, senza eccezioni fra uomini e donne. I piazzamenti ai piedi del podio di Michele Gallo, con tanto di botta molto discussa a sfavore a sancire il 15-14 per l’egiziano Elsissy, e Martina Criscio (con anche la foggiana trovatasi a recriminare per alcune decisioni arbitrali nel match contro Misaki Emura) sono stati i risultati migliori incassati dalla sciabola azzurra sulle pedane del MiCo. Un bilancio decisamente deludente, che però non può tenere conto di alcuni fattori. A partire dalla non perfetta condizione fisica di alcuni degli interpreti, soprattutto nel gruppo maschile, che non ha permesso agli Azzurri di arrivare al massimo della condizione all’appuntamento mondiale. Il tabellone non è poi stato d’aiuto, dato che ad esempio Luca Curatoli e Luigi Samele sono finiti molto presto sulla strada rispettivamente di Aron Szilagyi ed Eli Dershwitz, quel giorno decisamente ispirati. Quanto a Samele, non fossero bastati gli acciacchi fisici, a trasformare da sogno a incubo (parole e musica dello stesso foggiano a mezzo social) il suo Mondiale di casa ci si è messa anche la vicenda che ha coinvolto la compagna Olga Kharlan. E per quanto Samele abbia fatto di tutto per lasciare fuori la sfera privata da quella agonistica, le prestazioni del bi-argento Olimpico ne hanno inevitabilmente (e umanamente) risentito. Lato donne, Chiara Mormile ha pagato uno scotto elevato all’emozione del debutto mondiale non riuscendo ad esprimere la sua scherma migliore (discorso estendibile a Riccardo Nuccio, altro esordiente in una rassegna di questo peso), mentre resta inspiegabile la controprestazione collettiva nell’assalto a squadre contro l’Ucraina costata l’eliminazione prematura dalla lotta alle medaglie e la conseguente lotta per i piazzamenti chiusa al decimo posto. Una gara da dimenticare al più presto prima di ripartire a tutto vapore per prendersi una qualificazione ai Giochi di Parigi che sarebbe delittuoso non centrare.

Mondiale da dimenticare per Luigi Samele (Foto: Alessandro Gennari)

Spada da sogno

Il titolo Mondiale a squadre riportato in Italia dopo trent’anni esatti dall’ultima volta è sicuramente l’highlight della spedizione milanese del gruppo spada. Una vittoria destinata a rimanere per tanto tempo negli annali non solo perché arrivata contro i rivali di sempre della Francia ma anche e soprattutto per come è maturata. Una vera e propria lezione di scherma, quella impartita da Gabriele Cimini, Davide Di Veroli – andato a un soffio dalla doppietta d’oro individuale fra Europei e Mondiali – e Andrea Santarelli (con la preziosa collaborazione di di Federico Vismara che per tutto l’assalto ha incitato i compagni) al quartetto campione del Mondo in carica. Sugli scudi particolarmente il “milanese” Andrea Santarelli: il +30 complessivo messo a segno dall’umbro trapiantato da anni all’ombra della Madonnina nel corso di tutta la gara, senza peraltro lasciare sul terreno nemmeno una frazione, è qualcosa da libro dei record. Molto bene anche il settore femminile: un argento e un bronzo all’individuale a firma Alberta Santuccio e Mara Navarria – con Rossella Fiamingo arrivata a una stoccata dal salire sul podio assieme alle compagne – la conferma dell’argento nella prova a squadre un anno dopo il Cairo. Forse il risultato che più di altri lascia l’amaro in bocca. Perché le azzurre avevano fatto una gara capolavoro sin dal primo turno e avrebbero meritato di aggiungere il loro nome accanto a quello di Cristiana Cascioli, Bianca Del Carretto, Nathalie Moellhausen e Francesca Quondamcarlo, le eroine di Antalya 2009. A rovinare la festa ci ha pensato la polacca Martyna Swatowska, che proprio nella frazione finale contro Rossella Fiamingo gira l’assalto a favore suo e delle compagne. L’unica sbavatura di una giornata al limite della perfezione per la due volte campionessa del Mondo.

Twitter: agenna85

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Foto Alessandro Gennari/Pianeta Scherma