Dopo il terzo posto di Cracovia, l’Italia della spada maschile arriva alla prova a squadre di Milano pronta per affrontare lo snodo decisivo del cammino verso Parigi. In una gara tremendamente complicata dove tutto può succedere.
Ripartire da tre. O meglio, dal terzo posto di Cracovia e da quella sensazione di blocco unico e difficilmente scalfibile che l’Italia della spada maschile ha messo sulle pedane della Tauron Arena come marchio di fabbrica di una cavalcata il cui premio finale rischia di stare stretto attorno al collo di Gabriele Cimini, Davide Di Veroli, Andrea Santarelli e Federico Vismara. Si affida ancora a loro quattro Dario Chiadò per la complicata scalata al vertice della prova a squadre iridata di Milano, lo snodo cruciale attraverso il quale passa il cammino verso i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Gli Azzurri al momento attuale sarebbero fuori dal ballo delle migliori otto qualificate, un bel risultato sulle pedane del MiCo diventerebbe quindi il perfetto trampolino di lancio per il decollo direzione Grand Palais.
Un compito tutt’altro che facile, come detto, ma che la squadre vice-campione del Mondo giusto 365 giorni fa affronta con tante consapevolezze. Innanzitutto, quella di essere un gruppo granitico: per uno che tira in pedana, ci sono gli altri tre che dalla panchina si prodigano in incitamenti e consigli. La seconda: avere nel proprio portafogli importantissimi valori tecnici da spendere. Discorso già fatto per la gara individuale e replicabilissimo anche per la prova a squadre. Gli ingredienti ideali per provare a surfare vento in poppa in una gara che vede in lista di partenza per 48 squadre e che potenzialmente nasconde insidie in ogni assalto o quasi. La primissima tappa di qualificazione Olimpica a Istanbul – che ha visto prevalere il Kazakistan sull’Olanda – ne è perfetta attestazione, mentre le singole competizioni zonali hanno mischiato se possibile ancora di più le carte. Creando un mosaico complicatissimo che il prossimo 29 luglio potrebbe dipanarsi come intricarsi ancora di più. In ogni continente ci sono avversari temibili o comunque da prendere con le molle e da affrontare con la massima attenzione. Squadre molto forti come Ungheria o i campioni Olimpici del Giappone, altre come il già citato Kazakistan veri e propri ossi duri contro cui non è concessa la minima distrazione.
Il sogno, senza voler nulla togliere alle tante ottime squadre che si daranno battaglia all’ombra della Madonnina, è quello di vedere una nuova sfida fra Italia e Francia, remake (e si spera rivincita) della finale che l’anno scorso al Cairo premiò di corto muso e di sole tre stoccate un’Italia pressoché perfetta. Sarà dura anche per loro a Milano, con un Yannick Borel in più nel motore ma anche con la pressione di non poter sbagliare nulla dopo aver faticato fra Istanbul e Cracovia. Vero, il cammino è ancora lungo e i transalpini hanno pur sempre il “paracadute” degli slot riservati al paese ospitante, ma mancare la qualificazione diretta sarebbe davvero una macchia per una delle armi di punta della scuola francese.
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Foto Alessandro Gennari/Pianeta Scherma