Dieci schermidori che hanno segnato il decennio 2010-2019

Con i loro successi hanno segnato gli anni ’10 del 2000. Ecco chi sono stati i dieci schermidori e schermitrici più importanti del decennio che va in archivio.

 

Hanno segnato il decennio che sta per andare in archivio vincendo in serie, a tratti dominando, prendendosi con forza un posto nella storia della scherma e non solo recente.  Ecco chi sono, secondo la redazione di Pianeta Scherma, i dieci schermidori e schermitrici del decennio.

Arianna Errigo (Italia, fioretto femminile/sciabola femminile)

La scherma scorre nel sangue della monzese classe 1998: campionessa italiana di spada Cadetti, fuoriclasse del fioretto, dal 2016 si divide con la sciabola alla ricerca di una doppia chance Olimpica. Nel quadriennio che da Londra ha portato a Rio, la marcia dell’azzurra è stata semplicemente inarrestabile, con la ciliegina sulla torta del doppio oro Mondiale messo in fila fra Budapest 2013 e Kazan 2014. Dal 2016 Arianna si cimenta anche nella sciabola, arma in cui ha centrato il secondo posto nel Grand Prix di Cancun 2017, battuta solo da Olga Kharlan.

Elisa Di Francisca (Italia, fioretto femminile)

Prodotto della gloriosa scuola di Jesi, Elisa Di Francisca non è stata da meno rispetto alle campionesse che l’hanno preceduta e ha iscritto il proprio nome all’albo d’oro delle Olimpiadi, dopo aver conquistato l’oro Mondiale nel 2010: oro a Londra 2012 in una giornata storica per la scherma italiana, argento quattro anni dopo a Rio, a un passo dal riacciuffare la Deriglazova in fuga verso la gloria. Campionessa di eleganza in pedana e di testa, come dimostra la grande rimonta ai danni della stessa russa nella finale a squadre dell’Europeo 2014 e i tanti, tantissimi assalti recuperati quando tutto sembrava perduto.

Inna Deriglazova (Russia, fioretto femminile)

Dal 2015 a oggi ha letteralmente monopolizzato la scena del fioretto femminile, concedendo alle avversarie soltanto le briciole: tre ori Mondiali (2015, 2017, 2019), l’oro Olimpico di Rio 2106 e una marea di vittorie in Coppa del Mondo sono il pass per la quasi trentenne fuoriclasse di Kurchatov verso lo status di una delle più grandi fiorettiste di ogni epoca.

Daniele Garozzo (Italia, fioretto maschile)

Mancava da vent’anni il titolo Olimpico di fioretto maschile all’Italia: a colmare la lacuna, Daniele Garozzo da Acireale, che a Rio trova la giornata perfetta. Una scalata velocissima, quella attuata dal più giovane dei fratelli Garozzo, arrivata in un lampo al culmine e da lì proseguita su livelli altissimi fra trionfi a squadre, una vittoria tutta cuore e grinta agli Europei del 2017 e un bronzo Mondiale a Lipsia lo stesso anno.

Olga Kharlan (Ucraina, sciabola femminile)

Nel 2008, da dominatrice assoluta delle categorie Giovanili, si presentò al Mondo trascinando a 18 anni le compagne di squadra a uno storico oro alle Olimpiadi di Pechino. Da quel giorno, Olga Kharlan da Mikolayv, Ucraina, di strada ne ha fatta eccome, diventando l’atleta più titolata della storia – pur fresca- della sciabola al femminile: quattro titoli Mondiali – ultimo dell’elenco quello vinto a Budapest lo scorso luglio – sei Europei, vittorie e podi in serie in Coppa del Mondo (in totale più di 50). Senza dimenticare due bronzi Olimpici individuali e un ulteriore argento a squadre a Rio.

Sofya Velikaya (Russia, sciabola femminile)

Assieme alla Kharlan, è l’altra zarina della sciabola al femminile,. Il suo dualismo con l’ucraina accende le gare da un decennio abbondante e, all’avversaria di mille battaglie, la accomuna la mancanza in bacheca dell’oro Olimpico: sempre respinta alle porte del paradiso, Sofya, che si è dovuta “accontentare” di due argenti. Per lei comunque parlano due titoli iridati individuali, quattro titoli Europei e 40 podi in Coppa del Mondo.

Aron Szilagyi (Ungheria, sciabola maschile)

Da due Olimpiadi a questa parte, il padrone assoluto della sciabola maschile quando si parla di gara a Cinque Cerchi: Aron Szilagyi ha a modo suo marchiato a fuoco l’arma del taglio e controtaglio centrando il back to back d’oro fra Londra e Rio De Janeiro. Al suo palmares manca soltanto l’oro Mondiale ma tutto sommato, qualora lo mancasse da qui a fine carriera. crediamo che difficilmente possa farsene un cruccio…

Rossella Fiamingo (Italia, spada femminile)

Se mai dovesse uscire un giorno un manuale che spiega come farsi trovare pronti nelle grandi occasioni della vita, un capitolo spetterebbe di diritto a Rossella Fiamingo. In tre anni, la spadista catanese ha messo insieme due titoli Mondiali (Kazan 2014 e Mosca 2015) e un argento Olimpico, dopo essere andata a un passo dal portare a casa l’intera posta anche a Rio. E sebbene negli anni successivi la siciliana abbia qualche volta faticato, resta sempre una campionessa che quando si accende sa rendersi ingiocabile per tutte.

Paolo Pizzo (Italia, spada maschile)

Con tanta umiltà quanto orgoglio, si è sempre auto-definito “un operaio della scherma”; in pedana Paolo Pizzo – che proprio durante il 2019 ha annunciato il proprio ritiro – ci ha sempre messo cuore, determinazione e la voglia di non mollare mai. Del resto, la sua storia parla per lui: quando sopravvivi alla lotta contro la malattia, poche altre cose possono fare paura e di certo non rientra in questa categoria una gara di scherma. Due Mondiali per lo spadista catanese, uno in casa nel 2011 e l’altro sei anni più tardi a Lipsia. In mezzo, l’argento Olimpico conquistato assieme a Marco Fichera, Enrico Garozzo e Andrea Santarelli a Rio 2016 e due argenti agli Europei di Strasburgo e Tbilisi.

Yannick Borel (Francia, spada maschile)

Campione Olimpico a squadre nel 2106, dopo il ritiro degli altri componenti della squadra degli imbattibili è diventato leader e capitano della Francia di spada maschile. Il gigante originario della Guadalupa ha dettato legge nella seconda parte del decennio, prendendosi per ben tre volte di fila il titolo Europeo (2017. 2018, 2019), mettendo in cassaforte l’oro Mondiale individuale nel 2018 e guidando i compagni sul gradino più alto del podio a Lipsia – con tanto di rimonta da annali nella frazione conclusiva – e due anni più tardi a Budapest.

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Tutte le foto: Bizzi