Dieci podi complessivi con cinque vittorie e la certezza di avere tante carte al proprio mazzo. Per l’Italia della scherma è andato in archivio un altro straordinario fine settimana di Coppa del Mondo.
Dieci podi complessivi, cinque vittorie arrivate peraltro da tutte e tre le discipline, e tanto altro ancora. Se lo scorso novembre il primo fine settimana di Coppa del Mondo aveva visto l’Italia partire nel migliore dei modi, quello appena andato in archivio fra giovedì e domenica ha confermato quanto di buono si era visto il mese scorso. Anzi se possibile ha fatto ancora meglio, al netto del maggior numero di prove disputatesi complice l’esordio stagionale del fioretto femminile a Belgrado. A novembre i successi di tappa furono due (entrambi arrivati dalla spada femminile), a questo giro come detto il numero è raddoppiato mentre il computo complessivo fa segnare un +3. La chiusura migliore per un 2022 che ha segnato un anno record per la scherma azzurra, data in crisi dopo Tokyo e invece capace di ripartire più forte che mai. Ma non solo. Cosa ben più importante, ha saputo farlo anche in avvio di una stagione, quella 2022/2023, che è tutto fuorché di transizione come poteva essere la precedente. Ad aprile parte la strada verso Parigi, a luglio ci sono i Mondiali (in casa) a Milano che valgono una gran fetta di qualificazione alle Olimpiadi. Obiettivi per cui l’Italia «restando con i piedi sempre ben saldi a terra ma con tutta la consapevolezza del potenziale a disposizione» ha commentato il Presidente Paolo Azzi nel day after «vogliamo giocarci al massimo tutte le nostre carte. E questo weekend, qualora ve ne fosse stato bisogno, ha dimostrato che ne abbiamo davvero parecchie, e molto importanti».
Fioretto super
Fra i motivi di interesse del weekend di Coppa del Mondo, vi era sicuramente la prima stagionale per il fioretto femminile. Alice Volpi ha fatto registrare un’altra delle sue partenze sprint, fotocopiando l’avvio della passata stagione e andando subito a segno sulle pedane di Belgrado accompagnata peraltro sul podio da Francesca Palumbo. Una scena molto a simile a quella vista 364 giorni esatti prima a Saint Maur, anche allora prima stagionale, anche allora una foto ricordo di fine gara con Alice Volpi a svettare in mezzo a tutte e Francesca Palumbo a sorridere dal terzo gradino. A completare l’esordio perfetto per l’Italia, la prova di forza del quartetto Campione del Mondo al Cairo lo scorso luglio: Erica Cipressa, Martina Favaretto, Francesca Palumbo e Alice Volpi hanno demolito la concorrenza, facendo di fatto passare sotto traccia un’assenza importante come quella di Arianna Errigo.
Bene anche il settore maschile. Tommaso Marini, dopo l’esordio di Bonn in cui non è riuscito a esprimersi al meglio, ha trovato pronto riscatto sbancando la gara di Tokyo. La conferma che cercava l’Italia del fioretto, ovvero quella del talento purissimo di un ragazzo che a 23 anni è chiamato a confermare la spettacolare stagione precedente nelle vesti tanto belle quanto pesanti dell’uomo da battere. Si conferma una certezza il quartetto campione di tutto. Certo, a voler cercare il pelo nell’uovo a Tokyo come a Bonn è arrivato un altro black out momentaneo costato un grosso parziale (in questo caso il 21-3 subito nella parte centrale della semifinale contro il Giappone che di fatto ha indirizzato definitivamente il match verso i nipponici), ma di contro per il team composto dallo stesso Marini assieme ad Alessio Foconi, Daniele Garozzo e Guillaume Bianchi è arrivato l’ottavo podio di fila. Di fatto, da quando questa nuova squadra è stata varata, il terzo posto di domenica e quello ottenuto a febbraio al Cairo (stagione 2021/2022) sono stati i peggiori risultati sin qui registrati. Una corroborazione niente male in vista del cammino di qualificazione a Parigi 2024.
La sciabola femminile vola, Luca Curatoli ispirato
Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. Certo Agatha Christie, indiscussa regina del Giallo non si occupava di sport, ma in attesa che il prossimo Grand Prix di Tunisi a inizio gennaio ci fornisca il proverbiale terzo indizio ci godiamo il momento d’oro della sciabola femminile azzurra. Tante volte, nelle passate stagioni, era sembrato che l’arma girasse a due velocità, con marcia sicura a squadre e un po’ più incerta a livello individuale. Questo primo scorcio di stagione, però, sembra raccontare ben altra storia: da una parte nell’unica gara a squadre disputata, quella di Algeri, il quartetto italiano si è confermata solida certezza arrivando a una sola stoccata dalla vittoria. Dall’altra le ragazze di Nicola Zanotti volano anche quando si mettono in proprio. Su tutte Martina Criscio, che a Orleans è tornata ad assaporare il sapore della vittoria cinque anni dopo la prima e unica volta datata 2017. La foggiana è sì la perfetta trasposizione in pedana dell’assunto di cui sopra a proposito di indizi e prove: Algeri – chiusa ai piedi del podio ma dopo scalpi prestigiosi – e Carrara sono stati i primi elementi che hanno messo in luce un ottimo stato di forma, Orleans la certificazione definitiva. E sulle pedane dello Zenith ha brillato anche Chiara Mormile. La terza azzurra in questa stagione ad andare a podio in un serie aperta da Michela Battiston nella prima stagionale. Per la ventisettenne romana dell’Esercito, un meritato premio alla tenacia e alla voglia di non mollare mai la presa anche quando tante, troppe volte, ci si è visti respinti alle porte del sogno.
Si aggrappa ai propri veterani il settore maschile. In Algeria era stato Luigi Samele a prendersi il podio, a Orleans è toccato a Luca Curatoli che rinnova così il proprio rapporto speciale con la gara transalpina. Il napoletano lo avevamo lasciato dopo la prima gara stagionale con tanto amaro in bocca per un inizio di nuova annata lontano dalle proprie attese. A Orleans la sua missione riscatto si è chiusa soltanto in semifinale, di fronte a un Sandro Bazadze che con la cura Bauer è diventato atleta stabilmente presente nel lotto di quelli che lottano per il vertice della classifica. Prosegue intanto il recupero di Enrico Berré, che a piccoli passi va a caccia della forma migliore: a Orleans altri segnali di ripresa malgrado l’uscita nel primo assalto.
Finalmente, Giulia! E la spada maschile si conferma un grande gruppo
In rapporto al talento di cui è dotata, le tre sole apparizioni di Giulia Rizzi su un podio di Coppa del Mondo spalmate su una carriera lunga più di dieci anni hanno tutti i crismi dell’ingiustizia. Sulle pedane di Vancouver è andata finalmente in scena la versione extra lusso della spadista friulana, che si è auto-infiocchettata un luccicante regalo di Natale con due settimane di anticipo. Il primo successo in Coppa del Mondo è arrivato al termine di una prestazione maiuscola, peraltro tutt’altro che facilitata da un tabellone ricco di insidie. La finale contro Kong Man Wai è la sublimazione migliore della sicurezza con cui l’azzurra ha affrontato la gara, rintuzzando il tentativo di fuga dell’avversaria quindi, una volta rimesso in pari l’incontro, dettando lei il ritmo delle operazioni. Due vittorie su due a livello individuale più quella a squadre di Tallinn rappresentano comunque il miglior avvio di stagione possibile per il gruppo di Chiadò, in attesa che anche Federica Isola e Mara Navarria ritrovino il loro smalto migliore. Unico neo del fine settimana, il nono posto nella prova per quartetti: fatale la sconfitta con il Canada agli ottavi di finale. Molto brave le padrone di casa a sorprendere le azzurre, soprattutto una Alexanne Verret in gran palla.
Ritrova il podio, perlomeno a squadre, anche il settore maschile. Il secondo posto nella prova a squadre è la conferma della forza di un Gruppo con la G maiuscola. Lo si vede nel continuo incitarsi, nel continuo cercare l’uno – quello in pedana – gli sguardi degli altri dopo ogni stoccata, nel marciare compatti e uniti verso l’obiettivo comune. Quel mix che ha permesso al quartetto azzurro di chiudere la passata stagione con un mese magico in cui sono arrivati a stretto giro di posta dapprima l’oro Europeo quindi l’argento Mondiale dopo un esaltante testa a testa con la Francia. La stessa avversaria che ha vinto ieri e con cui, c’è da scommettere, la sfida non è che all’alba.
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Foto Bizzi